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Uno scrittore improvvisato dai piedi d'oro

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Sì, Antonio Cassano da Bari Vecchia, sfugge alla logica. Il suo primo gol ieri a Marassi contro il Catania, ne è l'esempio più lampante. Giocata di fino, roba da biliardo, roba da campioni. E poi la doppietta, con la collaborazione di Bizzarri, ma soprattutto tante, tantissime giocate. Libero, là, in mezzo al campo; innamorato, finalmente, di Carolina una «pischella» che gioca a pallanuoto a Recco e che gli ha fatto archiviare le 700 pulzelle impalmate come sostiene nel libro; responsabilizzato dalla fascia da capitano, Antonio Cassano è diventato (finalmente direbbe qualcuno) un giocatore vero. Di sostanza e di fantasia. Di bellezza, ma anche di praticità. Grandi gol, ma una catasta di assist per quelli della Samp, che da Delvecchio a Bellucci, imparano tutte le domeniche a seguire i bislacchi ghirigori, follie geometriche che spesso mettono il compagno di turno solo davanti alla porta. È un bel vedere per chi ama il blucerchiato. E per chi ama il calcio. Certo, lui fuori dal campo resta un monello viziato, uno che devi prendere con le molle, uno che non sai mai quello che fa di buono e anche meno buono. Ma a pallone, bè a pallone è un'altra storia. Una bella storia che fa bene al calcio italiano. Un talento assoluto che, probabilmente, nelle piccole e medie realtà, riesce a dare il meglio di sé. Onore, comunque, alla Sampdoria che ci ha creduto. Ed onore anche a lui, irrequieto ragazzo cresciuto molto in fretta e male, sull'orlo del baratro professionale, che ha saputo e voluto lasciare fuori dalla sua vita le scemenze che lo avevano rovinato, per mettersi in testa di fare la cosa giusta. Adesso quella maglia 99 della Samp spesso regala emozioni. Non solo a quelli che tifano la Doria. E magari, continuando così, potrebbe anche ritornare a fare bene con la maglia azzurra. Chissà. Intanto gioca, diverte e segna gol pazzeschi. Come scrittore non sarà un granchè: ma uno che pesava come un lottatore di sumo e non giocava mai, una bella vittoria.

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