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Sei punti d'oro per affontare l'esame bulgaro

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Punteggio che avrebbe anche potuto avere dimensioni maggiori, ma si dovrà progredire sul piano della condizione atletica, ora deficitaria. La Grande Muraglia è soltanto un nostalgico ricordo: quella linea difensiva che aveva costituito la base di tanti trionfi azzurri. Che in Spagna aveva concesso tre gol in tutto il Mondiale, che nel '90 era rimasta imbattuta fino alla semifinale e alla papera di Zenga, quella linea non c'è più. L'hanno dissolta l'anagrafe e gli infortuni, adesso è giusto puntare su altre risorse e lo sa bene Marcello Lippi, che i suoi soldatini sa come disporli per esaltarne le propensioni. Dunque si è visto Daniele De Rossy play basso davanti alla difesa, poi tre costruttori di gioco in linea, Camoranesi, Aquilani e un Pirlo più dei compagni in evidente ritardo di condizione. Questo schieramento ha consentito di ammirare mezz'ora di gioco disinvolto, grande padronanza del campo, stranamente è diventata un freno la straordinaria invenzione di Daniele De Rossi, l'incrocio centrato, di sinistro, da trenta metri di quelli veri. Così la Georgia, che si era affidata alla barricata, correndo altri pericoli tra cui un possibile rigore negato a Toni (poca fortuna con gli arbitri di lingua tedesca), ha ripreso fiducia, non ha sfruttato un contropiede che i movimenti discutibili della nostra difesa le avevano regalato, però ha riproposto sostanziale equilibrio fino al riposo. Cambi nella ripresa, logico Palombo per Pirlo, poi Del Piero a dare fiato a un Di Natale meno nrillante rispetto a Cipro, Iaquinta e non Gilardino per Toni, in progresso grazie al modulo a una sola punta. Qualche chance per il il raddoppio, piccole distrazioni difensive, ma Buffon non è mai costretto agli straordinari.

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