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PECHINO Una mamma che torna a volare sull'acqua e un ...

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È condito di lacrime quello di Dara Torres, che a 41 anni si riporta in America tre argenti: un'impresa per la nuotatrice statunitense che c'era già a Los Angeles '84, quando la maggior parte delle avversarie trovate in Cina non erano nemmeno nate. È salita sul podio con il quartetto a stelle e strisce nel primo giorno, con la 4X100: ha chiuso con la medaglia individuale nei 50 stile, davanti all'australiana Cate Campbell, che ha sedici anni e potrebbe essere sua figlia, e raddoppiato ancora con la 4X100 mista. Mamma Dara stavolta non ha retto all'emozione, le lacrime sul podio le ha trattenute a stento, e con la scusa di doversi preparare per la staffetta è corsa via senza fare il giro d'onore con medaglia e bandiera sulle spalle. «È tutto incredibile - dice la californiana - non avrei mai pensato di ritrovarmi a nuotare con avversarie di cui potrei essere mamma». Meglio di lei ha fatto solo la tedesca Britta Steffen, ma tutte la guardano con grande ammirazione. «È un esempio per noi - dice Cate Campbell, classe '92 e bronzo alle spalle della Torres - quello che ha fatto è semplicemente incredibile. ma è anche uno stimolo per noi ragazze, perchè conciliare la famiglia e il nuoto anche ad alti livelli si può». Per una mamma ultraquarantenne sul podio c'è un ragazzo che vince per se stesso e per un intero Paese. Oussama Mellouli si è battuto il pugno sul petto, più e più volte, perchè il numero 1 dei 1500 stile libero adesso è lui. Ha battuto Grant Hackett a Pechino, è riemerso dopo il tunnel del doping. Trovato positivo alle anfetamine ad un controllo nel 2006, ha anche conosciuto l'umiliazione delle medaglie sfilate dal collo. Come l'oro degli 800 sl vinto ai mondiali di Melbourne 2007, che ridisegnò la classifica mesi dopo, portando sul gradino più basso del podio anche l'azzurro Federico Colbertaldo, e l'argento nei 400 misti. «È incredibile, all'oro non avrei mai pensato. Speravo in una medaglia, sono troppo felice - dice il neo campione olimpico - è stato un anno difficile a causa della squalifica, ma io ringrazio Dio per il talento che mi ha dato. Nelle finali tu non sai che cosa può accadere, puoi arrivare ultimo o primo. È stato un miracolo. E io ringrazio Dio». Il ragazzo che si è allenato negli States e ora è sbarcato a Roma, ha fatto però vincere la sua Africa. È tornato per riscattare se stesso, e per portare per la prima volta la Tunisia nell'Olimpo del nuoto.

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