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Doping, la storia infinita

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Una maledizione infinita, quella che lega doping e ciclismo. Riccò è il terzo fermato per positività all'Epo in questa edizione del Tour, dopo Beltran e Duenas. Ma la lista di campioni del pedale che hanno fatto uso di sostanze proibite per andare più forte è lunghissima: da Landis a Vinokourov, da Rasmussen a Ullrich, questo triste bollettino è stato aggiornato di continuo negli ultimi anni. Il 2008 rischia di essere troppo simile al 2007, forse l'anno più nero nella storia del ciclismo, con Ivan Basso squalificato per due anni dopo la vittoria nel Giro '06, Alexandre Vinokourov risultato positivo nel Tour che correva da favorito, e Michael Rasmussen cacciato via in maglia gialla per essersi sottratto ai controlli durante gli allenamenti. Ma non solo. Il 2007 è stato anche l'anno degli sviluppi dell'operazione «Oil for Drug», che coinvolgono il vincitore del Giro d'Italia 2007, Danilo Di Luca, ed Eddy Mazzoleni, anche lui dell'Astana di Vinokourov. L'elenco sembra non finire mai. C'è anche l'ex «enfant prodige» del ciclismo Jan Ullrich, coinvolto nei traffici di sangue del professor Fuentes, tedesco come Kessler (Astana) e Sinkewitz (T-Mobile): quest'ultimo, trovato positivo prima del Tour '07, ha spinto le tv tedesche ad oscurare la Grande Boucle, una cosa mai avvenuta che dice molto del rischio di disaffezione del pubblico verso uno degli sport storicamente più popolari. Dove non sono arrivati i controlli, sono arrivati il rimorso e, forse, il bisogno di ricostruirsi una verginità: due big come il velocista tedesco Erik Zabel e il danese Bjarne Riis hanno infatti ammesso spontaneamente di avere assunto eritropoietina (Epo) nel 1996. Il caso più clamoroso resta però quello dell'americano Floyd Landis, arrivato in maglia gialla a Parigi nel 2006 ma poi trovato positivo e privato della vittoria. Molte anche le inchieste «collettive»: prima di Landis e Ullrich, anche lo spagnolo Machebo e l'italiano Basso erano stati esclusi dal Tour del 2006 in seguito all'ormai celebre inchiesta spagnola sul doping, l'operazione «Puerto» sulle pratiche sospette (autoemotrasfusione, vietata dai regolamenti internazionali e classificata come doping) del medico Eufemiano Fuentes. Ma a restare impresso più di tutti nella memoria degli appassionati è soprattutto il caso di Marco Pantani: nel 1999, mentre si apprestava a vincere il suo secondo Giro d'Italia, al termine della tappa di Madonna di Campiglio gli venne riscontrato un livello troppo alto di ematocrito. Escluso con l'accusa di doping, il pirata non fu più lo stesso. Un dramma umano ancora prima che sportivo, culminato con il tragico suicidio del 2004. Le prime notizie di doping risalgono agli anni d'oro del ciclismo, quelli del cannibale Eddy Merckx. Nel 1967 l'inglese Tommy Simpson, cui viene trovata una fiala contenente anfetamina, muore nel corso di una salita del Tour de France. Quindici anni dopo, nel 1982, lo spagnolo Angel Arroyo, vincitore della Vuelta, viene squalificato dopo essere risultato positivo alle anfetamine. Nel luglio del 1998 la prima grande condanna «di gruppo»: la Festina viene espulsa dal Tour dopo il ritrovamento di una automobile della squadra piena di sostanze dopanti. Virenque, il corridore più rappresentativo, ammette di essersi dopato e viene squalificato per sei mesi. Oggi lo stop a Riccò, l'ennesima tremenda mazzata sulla credibilità del ciclismo.

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