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Daniele De Rossi

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Prima, quella tegola: perché l'addio a Cannavaro ha rappresentato qualcosa di più della rinuncia a uno protagonisti più attesi, troppo pesanti il carisma e la personalità del capitano per non produrre conseguenze. Purtroppo, l'evento negativo ha pesato più del prevedibile sulla lucidità del tecnico, deleteria la perdita, ma anche più infausti i rimedi: dalla chiamata di Gamberini, giovane senza retroterra importanti, all'incapacità di inventare soluzioni tattiche che conciliassero forma ed esperienza. Ci fosse stato Oddo, accanto a Panucci centrale avrebbe offerto garanzie Chiellini, ma andavano bene anche Zambrotta a destra, Grosso l'altro esterno. Purtroppo, nel preparare e poi gestire la sfida con l'Olanda del vecchio amico Van Basten, il cittì ha volutamente chiuso la porta alle indicazioni del campionato, che aveva eletto primattori indiscussi De Rossi e Del Piero. Con una coppia di difesa improvvisata, il romanista avrebbe offerto garanzie assolute in copertura, elevando anche il livello qualitativo. Code penose: dalle accuse a un arbitro che non ci ha mai penalizzato, a qualche atteggiamento alla Carlitos Bianchi, più gol si prendono e più attaccanti vengono mandati in campo. E non guasterebbe un pizzico di umiltà nelle spiegazioni per certe scelte incomprensibili. Contro la Romania l'Italia è attesa al riscatto: soprattutto il suo tecnico, riluttante a scacciare dalla mente l'ombra di Marcello Lippi. Ci resta, tra le favorite, il primato della figura barbina, dopo la tripletta di Villa che ha illustrato il facile esordio della Spagna, presto eluse le alchimie tattiche della Russia di Hiddink. Da oggi partono gli esami di riparazione, forse toni morbidi tra portoghesi e cechi, disperazione per Svizzera e Turchia, alle quali non sarà facile dimenticare quella feroce rissa di Istanbul, tre anni fa. Anche perché Basilea garantisce massiccia presenza di residenti turchi.  

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