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Riccardo Loria ...

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E' finito così quello che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, arrivato all'Olimpico pochi minuti prima del fischio d'inizio, ha definito «Un grande evento italiano e un bel segnale per il calcio». Eppure erano tanti i timori intorno a una partita che l'Osservatorio aveva dichiarato ad alto rischio. Tanta la rivalità in campo e sugli spalti, aumentata ancor di più dopo il tesissimo finale di campionato di domenica scorsa. Dentro lo stadio è filato tutto liscio, con la Curva Nord lasciata malinconicamente vuota ed utilizzata da settore cuscinetto tra le due tifoserie. Fischi, e tanti, per i nerazzurri e in particolare per Roberto Mancini quando, durante l'esecuzione dell'inno di Mameli, sono stati inquadrati nei maxi-schermi dell'Olimpico. Fischi che si sono tramutati in applausi e gioia al triplice fischio di Morganti e durante la festa giallorossa. Fuori dello stadio, invece, prima della partita, non tutto è filato liscio nonostante i duemila agenti delle forze dell'ordine e un elicottero a sorvolare in continuazione l'area dell'Olimpico e del Foro Italico. Un gruppo di tifosi a volto coperto ha attaccato con un lancio di bottiglie e petardi i tifosi dell'Inter in fila in attesa di entrare nello stadio. Un attacco che ha richiesto un massiccio intervento delle forze dell'ordine che hanno transennato prontamente la zona procedendo, tra l'altro, a sei fermi. L'attacco per fortuna non ha provocato danni rilevanti alle persone: solo un tifoso e due agenti si sono dovuti sottoporre a cure per lievi contusioni.

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