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Finalmente una Rossa «tutta» italiana

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Con qualche parziale - e catastrofica - eccezione «made in Torino», è infatti dal 1982, quando lo stesso Fondatore segò il grande Forghieri e portò a Maranello l'inglese Harvey Postlethwithe perché traghettasse la «Gestione Sportiva» dall'era della meccanica a quella della tecnologia aerospaziale, che la Ferrari di F1 non affidava a un Direttore italiano una vettura nata da menti italiane. Si tratta della fisiologica conclusione della rifondazione ferrarista avviata da Luca di Montezemolo nel 1992, quando, freschissimo presidente, si rese conto dello stato precomatoso in cui l'azienda era precipitata dopo la morte di Enzo Ferrari. Montezemolo decise di prendere all'estero il meglio che c'era per trasformare le officine maranellesi non solo in fabbriche di successi ma anche in aule universitarie e in palestre di anime. Una globalizzazione virtuosa. I giovani manager e ingegneri italiani che hanno studiato in questa Accademia dell'eccellenza adesso hanno preso il posto dei loro professori. Domenicali ha 42 anni, Almondo 43, Costa 44. Inizia un nuovo ciclo di cui il Paese intero, ne siamo certi, potrà andare più fiero che mai. Gia.Bac.

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