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Paolo Dani La frittata è fatta ma la lettera della Juve ...

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L'ultima perla, solo in ordine di tempo, è l'espulsione di Mexes in Inter-Roma in un mercoledì che per il resto non è andato malissimo per i nostri fischietti anche considerando quanto accaduto nello scorso week-end. Ecco la verità del presidente della Figc che si dice anche disposto a prendere in esame dispositivi tecnologici per aiutare gli arbitri. Un'altra lettera, come quella bianconera: «Ribadisco l'impegno da parte della Federazione a garantire il rispetto delle regole e a tutelare i valori morali ed economici di tutte le società italiane, dalla serie A ai dilettanti; si può comprendere l'amarezza che dirigenti tecnici e calciatori della Juventus, come quelli di altre squadre nel corso della stagione, possono maturare per decisioni arbitrali ritenute ingiuste, ma nessun dubbio può esserci sulla regolarità dei campionati e sulla serietà e la preparazione degli arbitri. Abete si dice convinto che la Juventus saprà superare le amarezze dei giorni scorsi facendo prevalere il progetto tecnico e morale della società». Poco dopo anche l'associazione degli arbitri, per bocca di Gussoni, ha rinforzato i concetti espressi da Abete: «Non può essere consentito alcun accenno ad eventuali disegni discriminatori. Settimanalmente l'Aia provvede a circa 18.000 designazioni delle quali 66 per le serie professionistiche. Per il grande interesse determinato dal campionato di serie A, è intuibile che eventuali critiche mosse a qualche direzione arbitrale possano assumere dimensioni non abituali per le altre competizioni nè per analoghe situazioni che si verificano nei campionati di altre federazioni europee. Il valore della nostra classe arbitrale ci viene costantemente riconosciuto dai massimi esponenti di Fifa, Uefa e Coni. Questo non toglie che i nostri arbitri, nessuno escluso, possano incorrere in errori di valutazione nel corso della direzione di una gara: così come è concesso l'errore a calciatori e tecnici senza mai dubitare della loro buona fede, altrettanto si deve concedere ai direttori di gara che scendono in campo ben preparati perché provenienti dalla severa selezione rappresentata dai nostri tornei. È comprensibile che i dirigenti di tutte le società, nessuna esclusa, possano non condividere direzioni arbitrali o singole decisioni. Resta tuttavia indubbio che non può essere consentito alcun accenno ad eventuali disegni discriminatori perchè ciò mortifica l'impegno profuso dalla nuova dirigenza Aia, condiviso dai 32.000 associati, primi fra tutti gli arbitri di elite, nel garantire terzietà, regolarità e credibilità a tutte le manifestazioni che si svolgono sotto l'egida della Figc».

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