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di GIANFRANCO GIUBILO E COSÌ ci siamo voluti togliere anche questo sfizio, la famosa ...

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Tanto è bastato per regalare un intero tempo alla bellissima Atalanta, al riposo con un gol di vantaggio che le andava sicuramente stretto. Poi, uscito un Montella inutile, forse non per colpe personali e dentro Perrotta, la Roma ha ritrovato la sua identità, come per miracolo ecco materializzarsi quegli spazi che sono la specialità della casa e che in precedenza si erano inesorabilmente chiusi. Ci sono voluti due rigori, limpidi entrambi: e Totti, che restava su uno zero su tre, ha fatto cento per cento, anzi di più visto che nel secondo caso è stato obbligato alla ripetizione. Uomo chiave della manovra, insostituibile, Perrotta: nessuno come lui, da queste parti e forse anche altrove. Ma la felice conclusione della serata ha un altro aspetto di valore almeno pari a quello di una vittoria che lascia i giallorossi agli stessi quattro punti dalla vetta che la classifica sanciva prima del via: ed è l'allontanamento del pericolo giallo, tutti salvi in vista del derby i cinque diffidati. Risultato doppiamente apprezzabile in una partita che, grande merito anche all'Atalanta che ci ha creduto fino in fondo, è stata di straordinaria intensità e di alto livello spettacolare. Il tardo pomeriggio non aveva portato alla Roma notizie confortanti, del resto difficili da mettere in preventivo. L'Inter, alla settima vittoria consecutiva in campionato, aveva imperiosamente allungato in attesa dell'impegno della più diretta inseguitrice. Forse meno bella e autoritaria rispetto alla partita di Palermo, la capolista, però senza grandi problemi per liquidare un Siena che si è scrollato dalle spalle soltanto dopo mezz'ora un atteggiamento condizionato dalla timidezza e dalla dimensione dell'avversaria e anche dello stadio più imponente d'Italia. Protagonista Burdisso, chiamato a un'altra interpretazione rispetto al ruolo abituale ma perfetto da centrale e bravissimo da esterno nel finale. E soprattutto, autore del gran gol che aveva sbloccato il risultato dopo soli dieci minuti, a sottolineare ancora una vota la tendenza dell'Inter a centrare il bersaglio nelle fasi iniziali. Da segnare nella casella dell'attivo la capacità di esercitare una pressione alta senza pause, ma soprattutto una serenità finalmente stabilizzata, forse allontanate definitivamente le angosce che avevano segnato il cammino nerazzurro nelle ultime stagioni prima che la Juve le consegnasse, insieme con uno scudetto dal suono fasullo, anche due pezzi da novanta come Vieira e Ibrahimovic. E ancora, la sicurezza di Julio Cesar, al secondo rigore parato dopo quello con l'Ascoli: tanto meglio, perché il fischio di De Marco non era giustificato. L'altrra colonna, quella degli appunti meno felici, comprende ancora la fascia sinistra, con Grosso in puntuale difficoltà di fronte a Konko, ma con quel Burdisso Mancini ha alternative affidabili. Lo aiuta anche un calendario, quello che porta al titolo d'inverno, con il solo reale pericolo della trasferta in casa Lazio.

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