Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Grandangolo

Esplora:
default_image

  • a
  • a
  • a

Stavolta la settimana si chiude con i guai di Lotito, che vorrebbe lanciare l'Opa per acquistare tutte le azioni sul mercato mentre i finanzieri gli sequestrano i titoli presi dal suocero Mezzaroma, proprietario del 14,6% del club. E allora fra patti parasociali occulti e continui pericoli di aggiotaggio pare aumentare la depressione che sta riducendo ai minimi termini la tifoseria più tormentata d'Italia, con pochi superstiti capaci di resistere ai disincanti di un degrado interminabile. Ma intanto si deve andare a Empoli, attesi al varco da una squadra camaleontica. Sfida delicatissima al confine fra la possibilità dell'inversione di tendenza e l'avvio d'una crisi evidente, dopo l'ottobre nero di Formello caratterizzato dal bottino minimo di due soli punti e da appena una rete realizzata grazie al gentile omaggio del catanese Baiocco a beneficio di Rocchi. Che torna accanto a Pandev, in uno schieramento forse ridisegnato con l'esordiente Quadri (o Foggia?) nel ruolo di trequartista per interrompere l'astinenza realizzativa. Basteranno i piedi buoni della new entry di scuola interista, dentro una formazione ancora piena di rammendi causa le assenze di Behrami, Manfredini e dello squalificato Ledesma, senza dimenticare l'acciaccato Mauri e il convalescente Makinwa, probabilmente destinato alla panchina? Ricordi agrodolci non possono soccorrere Rossi, lasciato abbastanza solo nel momento cruciale della sua squadra: ad Empoli Eriksson perse lo scudetto sette anni fa avvitandosi in un disdicevole zero a zero; ad Empoli, novembre 2005, partì il rilancio di Peruzzi e compagni verso quel lusinghiero sesto posto poi vanificato da calciopoli. Certo, ai detrattori sempre in agguato non mancheranno le puntualizzazioni: all'epoca risultavano preziosi l'esperienza di Paolo Di Canio e il nerbo atletico di Dabo, salvo ammettere all'unanimità che Liverani, esule fiorentino, comandava gli orientamenti centrocampistici e dettava la profondità. Tutto svanito, tutto da rimpiangere, almeno fino a quando un gioco altrettanto efficace verrà escogitato e premiato dai risultati che riportino la squadra in zona Uefa. Obiettivo raggiungibile grazie al munifico abbuono ricevuto e a una posizione di classifica lontana cinque lunghezze dalla meta. Poi, per chi vuole consolarsi, va precisato che pure i toscani sono praticamente evaporati nello stesso periodo, con due sconfitte, tre pareggi e voglia irrisolta di vincere le sfide abbordabili sul loro campo. Impressionante la somiglianza fra i comportamenti delle due formazioni: stessa produzione offensiva, nove gol, e giusto un dispiacere in meno subito dal portiere Balli rispetto alle nove reti prese dalle sentinelle di Peruzzi. Sfumature chissà come modificabili nell'immediato futuro e parecchio dipenderà dalla maniera in cui funzionerà l'abbinamento Cribari-Siviglia davanti all'unica punta Saudati, presumibilmente galvanizzato da Buscè e dal rientrante Almiron. Tuttavia se la decima Lazio schierata in dieci turni di serie A sarà alla svelta degna di se stessa, con Mudingavy davanti alla difesa e la novità Mutarelli sulla corsia di Oddo, i pochi fan al seguito assisteranno perfino alla riabilitazione di Pandev, che sta consumando tutto il credito accumulato in passato. Ormai è agli sgoccioli e alle spalle premono tanto Makinwa quanto Inzaghi. Non resta che toccare ferro.

Dai blog