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Si può centrare il tris sulle amnesie di Zac

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Perché tira aria di crisi soprattutto sul versante torinista e Zac non è più quello che vinse addirittura lo scudetto sotto le insegne milaniste togliendolo ai ragazzi di Eriksson proprio in prossimità del traguardo. O quello che sostituì Zoff sulla panchina biancoceleste con risultati deludenti nonostante il sontuoso organico ereditato. Poi dentro Formello toccò a Mancini chiudere l'epoca delle illusioni pagate a caro prezzo, prima di apprezzare il realismo di Delio Rossi. Che serve pure stasera in quantità industriale nella trasferta degli ex, inchiodati a quota 2, cioè quasi sull'orlo d'un caos tecnico chissà come risolvibile. Molte cose ha sbagliato il presidente Urbano Cairo, ma nessuno avrebbe immaginato il cambio dell'allenatore, da De Biasi a Zaccheroni dopo lo sfratto dalla coppa Italia, e forse soprattutto per questa impazienza devastante il Toro sta pagando dazio, senza saper esibire un gioco decoroso in quattro verifiche di campionato. La Lazio deve approfittarne tentando di andare in gol per la diciannovesima volta consecutiva, salvo prolungare l'imperforabilità difensiva che dura da 232 minuti. L'occasione è ghiotta pure se continua l'assenza di Peruzzi e viene data via libera al quarantaduenne Ballotta, ottimo rincalzo perfino capace di saltuari prodigi. Vuoi mettere la qualità complessiva e la serenità acquisita dai giocatori biancocelesti rapportata alle sbiadite prove di Abbiati e compagni, capaci di racimolare solo un paio di pareggi in rimonta con Parma e Reggina? Mentre all'esterno continuano le turbolenze e gli oltraggi rappresentati da quanto ha raccontato l'arbitro Mazzoleni a «Striscia la notizia» e respinti in maniera sdegnata dall'avvocato Longo, lo spogliatoio di Rossi manifesta un'invidiabile serenità e quella compattezza già ammirata perfino nelle due sconfitte contro il Milan e all'Olimpico davanti al Palermo. Certo, il football vive di episodi e spesso capita l'inaspettabile, ma non v'è dubbio che l'organizzazione biancoceleste risulti nettamente superiore a ciò che esibiscono gli antagonisti di circostanza. In quasi ogni reparto i dipendenti di Lotito vantano qualcosa in più, mentre diventa inevitabile immaginare che il contenzioso si risolverà a centrocampo fra l'accoppiata Barone-Fiore e i centrali Mudingayi e Ledesma, forse gli unici laziali non ancora in grado di sfoggiare un'impeccabile condizione psicofisica. Tuttavia diventerà arduo capovolgere al dunque i teorici pronostici d'avvicinamento, mentre restano vietate le cadute di tensione paventate da Rossi e di certo vagheggiate dai granata per centrare il primo successo propedeutico a raggiungere un po' di tranquillità. Poi salteranno fuori altri riscontri magari inattesi nell'anticipo serale, dove Zac si augura di prendere una decisiva boccata d'ossigeno per invertire la tendenza e ritrovare la fiducia intorno a lui. Fu la Lazio a determinare il ridimensionamento della sua carriera e sempre la Lazio potrebbe spingerlo nuovamente fuori strada. Questo è il pericolo che balla nella sfida dell'Olimpico piemontese, dove il tandem Pandev-Rocchi punta ad agganciare il meno due prima della sosta per Italia-Ucraina. Il resto è abbastanza intuibile: confermati Stendardo e Siviglia, l'unico cambiamento riguarderà la corsia mancina, con Manfredini preferito al fantasista Foggia, tutt'ora in fase di complicato ambientamento. E così si potrebbe scavalcare un ostacolo non proibitivo.

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