Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il francese apre le marcature, Pinturicchio raddoppia con una punizione da applausi

default_image

  • a
  • a
  • a

Non sono state però tutte rose e fiori per la squadra di Deschamps, apparsa ancora più che fragile dalla metà campo in giù, dove Boumsong si è confermato distratto e un po' tutti hanno ballato danze non proprio piacevoli. Tre punti servivano, comunque, e tre punti sono arrivati. Dimenticando parzialmente Rimini e scoprendo - ma non c'erano dubbi al proposito - che è meglio avere al centro del proprio attacco un centravanti vice-campione del mondo, sia pure non proprio felice di giocare in serie B, che tanti onesti mestieranti non così affamati di gloria e soprattutto di gol. Andando quasi a rimorchio del suo centravanti di origini argentine, la Juve disputava così un primo tempo discreto, mostrando sprazzi di bel gioco e creando tante occasioni da gol non concretizzatesi solo per la bravura del portiere avversario Guardalben, protagonista assoluto per metà gara prima che, con pochi secondi di anticipo rispetto all'intervallo, Trezeguet riuscisse a deviare in rete, in spaccata, un cross dalla sinistra di Chiellini ben imbeccato da Nedved. La Juve, insomma, spera di aver messo la marcia giusta, sia pure con una settimana di ritardo dopo la figura non proprio edificante in quel di Rimini. Una Juve che però, rispetto all'esibizione in terra romagnola, è apparsa altra cosa solo dalla metà campo in su, dove la pericolosità di Trezeguet e i tagli continui di Nedved e Del Piero hanno messo in difficoltà la squadra di Camolese, ex granata che sognava di fare il colpaccio nello stadio dove aveva anche esordito da calciatore in occasione di un Torino-Fiorentina di Coppa Italia datato 1978. I piani del tecnico vicentino hanno resistito fino a quando Guardalben ha aperto la valigia dei miracoli trovandone sempre uno nuovo: prima di trovare il gol, Trezeguet - seguito dall'intera famiglia e premiato da Giampiero Boniperti prima dell'inizio del match per le sue 125 reti segnate in 207 partite che ne hanno fatto il miglior cannoniere straniero nella storia della società bianconera - ne aveva sfiorati almeno altrettanti, di testa (due volte) e di piede. Del resto, il suo feeling con il gol non andava certo scoperto ieri: semmai andava verificato il suo atteggiamento, la sua disponibilità a lottare anche in serie B dopo che per tutta l'estate aveva sperato di poter lasciare Torino. Ebbene: a differenza di Camoranesi, Trezeguet ha dimostrato di essersi calato nella parte e di poter essere il giocatore decisivo che è sempre stato. Assieme a lui, come detto, Del Piero. Il capitano si è esibito in due dei suoi numeri preferiti: punizione cesellata e linguaccia alla Michael Jordan esibita davanti a pubblico e telecamere per esprimere tutta la propria gioia. Piuttosto, sono rimaste remore grandi così sulla solidità difensiva della Signora: sul gol di Raimondi la dormita è stata generale e, pochi minuti dopo, Boumsong ha confermato di non essere in grado, almeno per ora, di tenere alta la concentrazione per tutti i novanta minuti. Così, su un suo liscio a metà campo, Sgrigna si lanciava sulla sinistra e serviva il più invitante dei palloni per Cavalli che, però, toccava incredibilmente a lato. Scacciati i fantasmi, ringraziati ancora una volta Buffon per un paio di interventi decisivi e Kovac per un salvataggio prodigioso pochi secondi prima che l'arbitro fischiasse la fine dell'incontro, la Juve dovrà comunque meditare su una fragilità difensiva che rischia di compromettere uno strapotere offensivo che pare potersi confermare anche sul campo e non rimanere solo sulla carta. Ieri, però, era il tempo di festeggiare due vecchi amici: Trezeguet e Del Piero, guarda caso. Due che negli anni passati hanno trascinato la Juve alla conquista di scudetti in serie e che adesso paiono avere tutte le intenzioni di riportarla nel massimo campionato. Boumsong permettendo, anche se non si può dire a voce troppo alta: è stato lui il s

Dai blog