HANNOVER — Nella Francia che contro il Portogallo ha vinto senza incantare, ma che comunque si ritrova ...
Il ct Raymond Domenech giura che un centravanti con quelle caratteristiche (e così tanto opportunismo in area) non gli serve, e continua a schierare la sua Francia con il modulo del 4-2-3-1 che ha trovato strada facendo, e consente a Zidane di giocare le sue ultime partite in libertà totale anche quando c'è un Costinha che staziona sempre dalle sue parti. È una Francia molto pratica, ai limiti del cinismo ed «italiana» più degli azzurri che affronterà domenica. La sua forza è nel genio di Zidane, il fuoriclasse che quasi non parla con il tecnico ma vuole chiudere la carriera sollevando di nuovo quella Coppa tutta d'oro. È la Francia di Lilian Thuram, l'altro veterano che in nazionale non voleva più giocarci e invece ieri è stato protagonista di una partita perfetta. È la Francia del nuovo campione Ribery, idolo dei disadattati delle periferie cittadine. Ma anche una Francia dove c'è una diga a metà campo e se affrontandola ti accentri, come ha fatto il Brasile, vai sempre a sbattere. È quindi anche la Francia di Makelele (al Real Madrid non finiranno mai di rimpiangerlo) e di Vieira, l'uomo che per giocare bene questo Mondiale ha smesso di riflettere sul proprio futuro e sulla situazione di casa bianconera, tanto per farlo ci sarà tempo dopo le sentenze dei processi. In Germania Vieira ha dimenticato anche i problemi di pubalgia, ed è uno dei migliori centrocampisti del Mondiale, la guardia del corpo di Zidane che spinge con forza quando il capitano rifiata. Ora crede nella conquista del suo secondo titolo mondiale, a otto anni da quello di Parigi 1998 e del trionfo sul Brasile, che lui visse sul campo nel quarto d'ora finale, entrando al posto di Djorkaeff, e condivise con Zizou, Barthez e Thuram mentre Henry e Trezeguet lo vinsero dalla panchina. Vieira vuole mettersi quella seconda stella sulla maglietta, intanto spiega che «la nostra forza è che ci mettiamo continuamente in discussione. La Francia non è solo quel blocco unito che vedete sul campo, ma anche un gruppo che conserva lo stesso spirito quando finisce la partita e torniamo qui in ritiro». Ecco perché l'Italia deve stare attenta. «Per noi essere arrivati in finale - spiega Vieira - è una grandissima soddisfazione, che ovviamente vorremmo rendere completa. Zizou lascia il calcio? Quale miglior occasione di chiudere in bellezza, sollevando di nuovo quella Coppa? Domenica giocheremo tutti anche per lui. Credo che Francia-Italia sarà una bella partita. È una dimostrazione di quali e quante qualità positive posseggono i giocatori di Lippi: su quelli della Juve posso testimoniarlo personalmente». Il ct Domenechi promette battaglia: «Ho sempre ammirato l'Italia, ma De Coubertin non esiste, i suoi motti li ho cancellati dal mio vocabolario. Sono fiero di aver condotto la Francia a Berlino, ma bisogna vincere. Giocheremo solo per vincere e solo questo ci interessa». Sulla finale dice: «Sarà la partita più bella, un Paese e un calcio che hanno sempre qualcosa di particolare. Ammiro l'Italia e la sua mentalità».