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Inter come una provinciale, il pareggio va stretto ai giallorossi

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Non è bastata, però, per presentarsi all'appuntamento milanese di giovedì prossimo con il vantaggio che avrebbe chiaramente meritato, per gioco e per occasioni prodotte, l'ultimissima in pieno recupero con il nuovo entrato Alvarez. Il pari non rende giustizia alla Roma, sofferente dopo la doccia gelata quasi iniziale, ma soltanto per breve tempo, poi un assalto continuo, la ricchissima «Inter messa sotto come una provinciale in barricata. E questo nonostante fosse andata in vantaggio, rendendo più agevole la situazione tattica, non più i larghi spazi dello scontro di campionato a Milano, quando le manovre romaniste avevano trovato sbocchi terrificanti. Parte da una posizione difficile, la Roma, anche per il gol subito in casa, però l'Inter ha fortemente rischiato di vedere interrotta la sua striscia di imbattibilità in Coppa Italia, giunta alla ventiduesima partita. Se non altro, ha gioito Marcello Lippi: ha avuto la conferma che in Germania potrà contare su un De Rossi che ha già la griffe del fuoriclasse autentico. Una piccola riabilitazione, per questa Coppa Italia svalutata e avvilita, il tutto esaurito dell'Olimpico, la risposta quegli demoralizzanti spettacoli sofferti spesso fino alle fasi molto avanzate della manifestazione. Curioso il siparietto di Roberto Mancini durante la fase di riscaldamento, quando l'allenatore nerazzurro è andato a sedersi sulla panchina della Roma presidiata dai raccattapalle. Qualche simpatico sorriso, del resto Mancini ha l'abitudine a sentirsi isolato anche quando si siede sulla sua, di panchina, visto i ricorrenti malumori dello spogliatoio, ma almeno per evitare imbarazzanti convivenze ha mandato subito in campo Adriano, per non trovarselo a fianco. Edificanti, al momento dell'ingresso sul terreno di gioco, le affettuosità nelle vicinanze della scaletta tra Francesco Totti e due interisti protagonisti nemici di vecchi derby, come Stankovic e Favalli, quest'ultimo molto cordiale anche con Damiano Tommasi. Il capitano in panchina, sotto peso si diceva, ma forse si sarà messo in pari con tutte le bottigliette d'acqua sorbite per ammortizzare il nervosismo e la grande emozione di ritrovarsi davanti ai settantamila dell'Olimpico con gli indumenti da gioco. Tribuna d'onore con presenze illustri, da Veltroni a Petrucci, ma anche il sorriso di Sabrina Ferilli, nessuno si è dannato più di tanto per la latitanza di Franco Carraro, del resto che gliene può fregare, al presidente federale, di una Coppa Italia? Nessuno ha chiesto a Marcello Lippi se fosse venuto a verificare la vena di Panucci, che notoriamente per lui è come un figlio prediletto. Segnali non tanto incoraggianti per la designazione di Matteo Trefoloni, che spesso aveva avuto a che ridire con Mancini, ma che in questa manifestazione l'Inter ricorda con affetto, perché il senese aveva diretto lo scorso anno la finale di ritorno della Coppa, stesse rivali in campo, doppia vittoria interista. Stavolta è la Roma a piangere, per i due gialli che negheranno a Mexes e Taddei il ritorno a San Siro.

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