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dall'inviato LUIGI SALOMONE TORINO — Il cuore della Lazio inguaia la Juve.

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Sono bastati dieci guerrieri biancocelesti per portare via un pareggio da Torino e acuire la crisi dei campioni d'Italia arrivati senza benzina a un passo dal traguardo. Al 32' del primo tempo, infatti, sul punteggio di 1-0 per la Lazio (tredicesimo sigillo stagionale di Rocchi, eguagliato il record personale), arriva il raddoppio di Dabo. Paparesta annulla su segnalazione dell'assistente Ayroldi per fuorigioco di Belleri e il francese si lascia scappare qualche parola di troppo nei confronti dell'arbitro. In pochi secondi si passa dal possibile 2-0 all'espulsione del francese. Ma nemmeno oltre un'ora di superiorità numerica è sufficiente alla Juve per conquistare la vittoria in campionato che manca da oltre un mese (a Livorno il 18 di marzo). La squadra di Capello è stanca, senza idee, con i suoi giocatori più rappresentativi, Emerson, Vieira e Ibrahimovic, in pessime condizioni di forma. Ci sarebbe da temere il peggio per le legioni juventine se solo il Milan non avesse mollato in anticipo la presa con la disastrosa sconfitta di Lecce. Adesso Capello c'è la può ancora fare anche se la prova di ieri ingigantisce i demeriti di un gruppo in crisi d'identità e di gioco. Complimenti, invece, alla Lazio che regge il confronto nonostante gli infortuni e l'ingenuità di Dabo. Dopo cinque minuti il primo episodio chiave. Già privo di Liverani rimasto a Roma, Rossi perde Mudingayi per colpa del solito intervento «a tenaglia» di Cannavaro. Dopo aver steso per tre mesi Behrami all'andata, il capitano dell'Italia si ripete lasciandosi prendere dalla foga con un'entrata inutile e cattiva a cinquanta metri dalla porta di Abbiati (Buffon si era fatto male nel riscaldamento). A quel punto il demiurgo laziale ha dovuto ridisegnare la squadra inserendo Belleri e spostando Zauri in mezzo. La Lazio ha subito per dieci minuti l'assalto bianconero prima di assestarsi in campo, poi ha reagito tenuta in gioco dalle parate di Peruzzi su Mutu, Ibrahimovic e Trezeguet. Contropiede manovrato, lancio di Zauri per Pandev che ha ispirato la girata velenosa di Rocchi: minuto ventotto L'espulsione di Dabo, poco dopo, ha prodotto un'altra centrifuga nello scacchiere tattico laziale: 4-4-1 con il macedone esterno e Mauri in mezzo con Zauri per un centrocampo inedito. Ma i biancocelesti hanno retto, non hanno tremato nemmeno di fronte all'ingresso di Del Piero (e Balzaretti) all'inizio della ripresa. Si sono stretti intorno a Peruzzi, hanno sperato di fare il colpaccio con la Juve passata dalla gioia per il vantaggio del Messina alla paura per i gol del Milan, si sono arresi solo a Trezeguet a tre minuti dalla fine. L'assalto finale ha esaltato ancora di più il portiere laziale (decisivo su Nedved) oltre a produrre il solito errore sotto misura di Ibrahimovic. Alla fine tutto il Delle Alpi è scattato in piedi per salutare l'Angelo biancoceleste, ex juventino, capace di riaprire con le sue manone il campionato. Alla Lazio resta il dispiacere per la vittoria sfuggita nel finale ma anche la certezza che la qualificazione alla prossima Coppa Uefa è ormai nel cassetto. Serve una vittoria con il retrocesso Lecce per festeggiare un obiettivo insperato ma meritato per la squadra guidata da Delio Rossi. Dall'altra parte sarà meglio ritrovare stimoli e grinta perché già da Siena c'è la prima di tre battaglie per non buttare via uno scudetto già vinto.

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