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SESTRIERE — «Può capitare» dice Alberto Tomba.

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«Non ci voleva — continua l'ex azzurro — non così. Con tutta questa gente e una pista perfetta. È stato tradito da un dossetto, ma non doveva finire così». Anche Flavio Roda, ct della Nazionale ed ex allenatore di Tomba, ha il morale a pezzi: «Questa è la giornata più nera delle nostre Olimpiadi. L'obiettivo per noi era portare a casa qualcosa di importante, ma i risultati non hanno dato riscontri al lavoro fatto fino ad oggi. Io però non mi dimetto». Gustav Thoeni preferisce invece parlare di «sfortuna, fino a quel momento aveva fatto bene. I nostri hanno pagato la voglia di strafare davanti al pubblico di casa». Idea in qualche modo condivisa da Mario Pescante, supervisore per conto del governo di Torino 2006: «Lo abbiamo caricato di troppe aspettative, ho visto troppe prime pagine che parlavano di lui: era carico di emozione». Il segretario generale del Coni, Raffaele Pagnozzi, la prende quasi con rassegnazione: «Evidentemente le Olimpiadi in Italia non portano fortuna al nostro sci alpino. Anche a Cortina, nel 1956, non prendemmo alcuna medaglia. Forse c'è stata anche un po' di sfortuna e di pressione non assorbita dagli atleti, anche se in altri sport è stata un incentivo». Dal canto suo Monica Vaillant, ora psicologa ma in passato campionessa con il Setterosa più vincente nella storia dello sport azzurro, parla proprio del suo attuale mestiere: «Lo psicologo aiuta il percorso di un atleta, ma campioni si nasce. Ora l'immediato futuro e il superamento del flop saranno il terreno su cui Rocca dovrà misurare la sua capacità di autocontrollo». In tanti dicono la propria, anche il vincitore della medaglia d'oro, l'austriaco Benny Raich: «Avrei preferito batterlo in pista». Dom. Lat.

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