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di MARINA L.

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Ci tiene a precisare che se fa qualche errore mentre parla dipende dal fatto che lui è canadese e l'italiano è la sua seconda lingua, che peraltro parla benissimo. Con una leggera cadenza veneta che ha preso, quando giocava nella sua prima squadra italiana nel Veneto. Da dodici anni è nella nazionale azzurra e la prima presenza con l'Italia fu ai mondiali di Stoccolma. Come sta vivendo le olimpiadi? «Per me è molto importante. Anche perché le stiamo giocando in Italia. Io ho avuto la fortuna di partecipare anche a quelle di Nagano, nel 1998. Però purtroppo la squadra aveva dovuto giocare durante l'inaugurazione, mentre quest'anno, in qualità di paese ospitante abbiamo giocato per ultimi ed abbiamo potuto goderci tutta questa emozione e devo dire che porterò con me questo ricordo per il resto della mia vita». Ma adesso come sta andando la vostra competizione? «Intanto devo dire che nel nostro girone abbiamo tre delle squadre più forti del mondo. L'altro giorno abbiamo incontrato il Canada che difende la medaglia d'oro». Per lei, in particolare, che cosa ha significato incontrare il Canada? «È stato bellissimo e molto emozionante per me. Perché conoscevo alcuni giocatori, con cui ho gareggiato insieme o contro quando ero giovane, e che ora sono delle superstar della Nhl, la lega più importante del Nord America. E devo dire che noi azzurri abbiamo fatto una gran bella figura, giocando una buona partita. Il nostro obiettivo era di andare avanti e fin qui ci siamo ed anche di far conoscere questo sport al grande pubblico». I giocatori come vivono il tifo durante le gare? «Prima di cominciare, sapere che ci sono 11 mila spettatori che tifano per te ti crea ansia perché non vuoi deluderli, però ti anche una grande carica. Soprattutto, durante il gioco ti sostiene il calore del pubblico. Noi siamo cinque giocatori più il portiere, durante la gara il pubblico diventa il sesto giocatore». Passerete il turno di qualificazione per i quarti di finale? «È il nostro obiettivo. Però abbiamo ancora un incontro importante. Poi bisogna anche vedere cosa fanno gli altri». Cosa vede nel suo futuro? «In questi giorni ho realizzato un grande sogno, quello di partecipare alle Olimpiadi, ed essere anche capitano è il massimo. Per il futuro, ci sto ancora pensando. Mi piacerebbe rimanere comunque nel settore, come allenatore o altre attività legate all'hockey». Che cosa ha significato entrare nella nazionale azzurra? «Per uno che è nato in Canada e che sogna di giocare nella Nhl, quando pensa di non poter più raggiungere l'obiettivo e arriva una chiamata per partecipare ai mondialiàbeh è indescrivibile». A che età iniziano i ragazzi che vogliono praticare questo sport? «In Canada appena sanno camminare, praticamente. In Italia, un po' dopo, però molto presto, intorno ai 10 anni».

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