Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Ghedina, capitano all'ultimo assalto olimpico

default_image

Oggi al Sestriere insegue un sogno durato una carriera. «Non devo sbagliare nella prima parte, quella dal fondo duro»

  • a
  • a
  • a

Un simpatico mattacchione di 36 anni che, malumori a parte, si è messo in testa di conquistare a Sestriere Borgata la prima medaglia olimpica della sua carriera. Sia chiaro: è al palmares olimpico che manca Kristian Ghedina, non il contrario. Perchè la carriera dell'ampezzano è già fantastica così. Inimitabile, quasi. Se arrivasse anche il punto esclamativo, non ci sarebbe un solo atleta del Circo Bianco che non sarebbe contento. Perché Ghedina è lo sci, semplicemente. Meglio: la parte bella dello sci e dello sport. Quella sempre sorridente, quella che l'importante è divertirsi, andare veloce e poi, comunque sia finita, bere una birra con i vecchi amici. Ghedina oggi ci proverà con tutte le sue forze e quella schiena malandata che tanto lo ha fatto patire in questi anni. Se avrà qualche dolore, lo dimenticherà in fretta. E se ci saranno sole e cielo azzurro, meglio ancora: sono le condizioni che lui ama in assoluto, quelle che potrebbero spingerlo davvero sul podio. Per una medaglia che dedicherebbe sicuramente a mamma Adriana, la sua prima maestra scomparsa sugli sci quando lui aveva quindici anni: una perdita tragica che però non ha impedito all'ampezzano di mettere insieme una vita ai mille all'ora, inizialmente andando contro anche i voleri del padre. Tempi lontani e ormai dimenticati, da sublimare però oggi con una prova che resterà comunque nella storia: sarà l'ultima occasione per salire su un podio olimpico, probabilmente una delle ultime gare in assoluto. Oggi il Ghedo cercherà l'acuto: avrà con sé il tifo di Del Piero e dell' Italia intera, del capriolo che è diventato la sua mascotte dopo avere attraversato, un paio di anni fa, la pista su cui lui stava correndo a cento all'ora, di chi ama lo sci e di chi non vorrebbe che gli atleti come lui smettessero mai. Ci è andato anche vicino, quando un incidente automobilistico lo fece rimanere in coma per una settimana obbligandolo a ripartire da zero, a ricostruire equilibri persi senza i quali non era inizialmente nemmeno in grado di andare in bicicletta. L'Italjet non ha mai mollato, ha ripreso ad andare in bici e a sfrecciare sulle montagne di mezzo mondo. È diventato lo sciatore con l'intervallo di tempo più lungo tra il suo primo e ultimo podio: il primo quando aveva 20 anni, il 16 dicembre 1989 in Val Gardena, l'ultimo l'8 gennaio 2005 a Chamonix. Ha messo insieme dodici vittorie in libera, ovviamente miglior italiano di sempre e sesto al mondo. Basterà per oggi? «Non devo sbagliare nella prima parte, quella dal fondo più duro. Poi, dalla metà in giù, devo lasciar correre gli sci. È una neve molto aggressiva. I favoriti sono gli americani Daron Rahlves e Bode Miller, impressionanti nelle prove. Poi ci sono gli austriaci, con Michael Walchhofer e Hermann Maier. Ma io non mollo, pur presentandomi da outsider». D. Lat.

Dai blog