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È IL solito calcio-spaccato quello che si affaccia al 2006.

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Anzi, la nuova querelle si presenta, se possibile, ancora più velenosa delle tante che l'hanno preceduta. Con lo scontro che trova sponde, spesso trasversali, persino in parlamento. Zamparini, che ha espressamente sollecitato l'intervento di Carraro, insiste a chiedere le dimissioni di Adriano Galliani da capo dalla Lega dopo l'accordo tra Mediaset e Juventus. E coagula attorno a sè e al patron della Fiorentina Diego della Valle otto società di serie A che sottoscrivono un documento in cui chiedono l'intervento della politica per tornare ai diritti collettivi. E giovedì anche il presidente della Figc Carraro ha chiesto proprio al Parlamento l'abrogazione entro gennaio della legge sui diritti tv individuali. Che un mese basti a intervenire sulla legge che regola i diritti tv è ipotesi categoricamente esclusa da un parlamentare appassionato di calcio come l'on. Paolo Cento dei Verdi il quale però considera l'argomento come prioritario per l'agenda della prossima legislatura. Però Cento va oltre: «Galliani? Se non lo risolve lui, il conflitto di interessi, lo risolveremo noi nella prossima legislatura. Il doppio ruolo di Galliani deve essere sciolto», con questo di fatto aprendo un nuovo capitolo politico per i prossimi mesi. Il nodo della discordia resta l'accordo Juve-Mediaset: «Questa scelta - sostiene oggi in una dichiarazione l'on. Rusconi della Margherita - calpesta il lavoro unanime e la relazione finale della commissione di indagine parlamentare sul calcio professionistico alla quale ho partecipato; era venuta chiara dal mondo politico e da tutti i partiti la volontà di diminuire le distanze tra le risorse a disposizione dei grandi club e gli altri, lavorando nella direzione del campionato inglese dove i diritti televisivi sono collettivi». «Se non abroghiamo la Legge del '99 uccidiamo il calcio», aveva dato man forte ai due esponenti dell'opposizione il portavoce di An Andrea Ronchi. Ma secondo l'on. Cento l'offensiva per «riportare il calcio alle famiglie», come ha ripetuto ieri, deve passare anche per «una rivisitazione della quotazione in borsa dei club: il calcio non può esistere come fenomeno industriale, è un'altra cosa». Qualche club chiede l'intervento delle istituzioni per risolvere le questioni, parte della politica è disponibile a farlo. Intanto si muove il calcio. Il capo della Figc ha infatti proposto la prima data disponibile per un incontro tra le parti: il 9 gennaio. In quella data all'Hilton di Fiumicino era già prevista la riunione con arbitri, allenatori, giocatori e dirigenti accompagnatori. E Carraro ha rilanciato l'appuntamento anche a Zamparini e Della Valle: quella è la sede e il luogo adatto per iniziare a mettersi intorno ad un tavolo. Il lungo gennaio, le polemiche sono iniziate sotto Natale, troverà un'altra data cruciale il 30-31 e 1 febbraio, quando a Roma si riuniranno gli Stati Generali del pallone per tre giorni di lavoro che ridiscutano lo stato di salute del calcio italiano. «Mi auspico che in quella occasione tutti si esprimano - ha detto Carraro - Perché se il calcio italiano inizia il suo declino, poi rimetterlo in piedi non sarebbe facile...».

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