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Possibile un arrivo in volata. Il rivale più temibile allo sprint sembra essere proprio il corridore australiano

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Il circuito su cui verrà assegnata la maglia iridata non è dei più difficili. Gli organizzatori lo stanno «vendendo» come dotato di ben quattro salite; ma se si va a vedere l'altimetria, si capisce che due di quegli strappetti, essendo appena al 2% di pendenza, non saranno nemmeno sentiti sotto le ruote dai pro'. Restano le altre due rampe, al 5%: una posta tra il km 6,5 e il km 8, l'altra tra il km 12,5 e il km 15. Niente di trascendentale, comunque. In totale la lunghezza del tracciato è di 21 km, e dovranno essere affrontati 13 giri per un totale di 273 km. La previsione più gettonata è quella che parla di arrivo in volata. Ma c'è qualche però. Intanto, anche se non terribili, le salitelle fanno del circuito non un tavolo da biliardo (come fu Zolder nel 2002, l'anno di Cipollini), e danno qualche minima possibilità di attacco ai coraggiosi che vorranno provarci. Seconda cosa, un curvone a U a 600 metri dal traguardo potrebbe permettere a qualcuno che avesse la «sparata» (si pensi al Vinokourov visto ai Campi Elisi all'ultimo Tour) di approfittare del rallentamento del gruppo in quel punto e andarsene verso il successo. Terza cosa, c'è stata quest'anno una riforma per quanto riguarda la partecipazione delle nazionali: le più forti non potranno più schierare, come in passato, 12 uomini, ma solo 9. Al contempo, è stata fatta una redistribuzione su base geopolitica dei posti disponibili, e quindi capita che la nazionale migliore del continente asiatico, l'Iran, possa schierare ben 6 uomini (3 in meno dell'Italia, ma 5 in più di nazionali europee di più salda tradizione, come Lussemburgo o Norvegia). Che le squadre più forti abbiano meno uomini significa che sarà più difficile, per queste ultime, controllare la corsa; di converso, sarà più facile, per chi preferisce evitare l'arrivo allo sprint, lanciare qualche fuga. Si dirà: chi potrebbe non volere la conclusione in volata? Praticamente tutti tranne noi. Perché l'Italia schiera Alessandro Petacchi, dominatore degli sprint da tre anni e favorito numero uno per la prova di domenica. Quindi le nazionali rivali non hanno interesse a inseguire eventuali fughe per favorire gli azzurri. Tantopiù che le stesse squadre avversarie saranno presumibilmente le prime a piazzare degli uomini importanti negli attacchi. I padroni di casa della Spagna, senza Freire (campione uscente out per problemi di salute) puntano su Valverde e Astarloa; l'Australia ha McEwen (il rivale più temibile allo sprint) ma anche tanti uomini da fuga; la Germania non si fida di uno Zabel ormai al lumicino e quindi non terrà chiusa la corsa; l'Olanda non ha uno sprinter che valga la fatica di inseguire tutto e tutti, idem il Belgio. Quindi c'è il fondato rischio che tocchi all'Italia chiudere ogni buco. A meno che il ct Ballerini non giochi d'anticipo, mandando lui per primo qualche pezzo grosso in avanscoperta, e i nomi non mancano: Bettini, Pozzato, Paolini, Bernucci sarebbero adatti alla bisogna. Gli altri azzurri aspetteranno invece il finale: Lombardi, Tosatto, Bennati e Velo comporranno il treno per Petacchi, Bramati starà a disposizione, Ballan sarà quasi certamente riserva (lo sapremo con sicurezza domani, quando Ballerini comunicherà i nomi dei due corridori destinati alla panchina).

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