Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

di RINO TOMMASI SUL modo più corretto di organizzare un campionato ...

default_image

  • a
  • a
  • a

La più diffusa in Europa tende a privilegiare i valori sportivi senza subordinarli, almeno ufficialmente a quelli economici e mercantili che peraltro, alla fine, finiscono per essere determinanti. È inevitabile che nello sport professionistico i più ricchi finiscano per imporsi potendo permettersi di acquisire gli atleti migliori. Prendendo come parametro il calcio vediamo che in Italia le città più ricche (Milano e Torino) hanno vinto di più di Roma, la cui realtà industriale è sempre stata nettamente inferiore. Ugualmente in Spagna, Madrid e Barcellona si sono divise quasi tutto, in Inghilterra Londra ha dovuto lasciare spazio a realtà emergenti come Liverpool e Manchester, in Germania Monaco non ha avuto i problemi di Berlino mentre in Francia, un po' come in Italia, Parigi è rimasta estranea alle iniziative che hanno lasciato spazio e successi a Marsiglia, Lione, Nantes e Bordeaux. C'è invece, particolarmente negli Stati Uniti, una logica completamente diversa. Per essere interessante un campionato deve essere equilibrato e poiché non tutte le città hanno le stesse dimensioni e le stesse risorse, bisogna trovare un sistema che consenta a Green Bay (85 mila abitanti) di competere con New York. Gli americani questo sistema lo hanno trovato nei diritti televisivi che, divisi in parti uguali, consentono di rendere competitive realtà diverse. Lo spartiacque tra le due filosofie è determinato dal diabolico meccanismo delle promozioni e delle retrocessioni. Le Leghe americane funzionano a numero chiuso. Se hai certe dimensioni (popolazione, stadio, proprietà, collocazione geografica) puoi giocare, altrimenti ti diverti in altro modo. La lunga premessa vuole spiegare perché con il nostro sistema ci troviamo con l'Empoli (e forse con il Treviso e con l'Ascoli) in A, con il Napoli in C e con il Genoa ed il Torino non sappiamo dove. Un calcolo anche approssimativo consente di stimare in miliardi di euro la differenza economica che sarà determinata dalla mancanza, nel prossimo campionato, di derby come quelli di Torino e di Genova, sostituiti nel calendario, nel botteghino e nella programmazione televisiva da Juve-Ascoli e Samp-Treviso. Il problema è a monte, è nel sistema che si sceglie per dare all'organizzazione sportiva le migliori condizioni di autofinanziamento, senza obbligare le Federazioni ad esercizi di acrobazia regolamentare per compensare i difetti di fondo. Napoli, Lazio, Fiorentina, serie B a 24 squadre, serie A con 20, Tar che si sostituiscono alle Federazioni, imposte che non vengono pagate. Vi piace questo sistema ?

Dai blog