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FAIRPLAY

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Non ricordo un torneo come questo che a due giornate dal termine avesse già definito in modo aritmetico i primi tre posti della classifica. Ammetto che c'erano state stagioni più fortunate ma mi chiedo se non valga la pena riflettere sull'opportunità di introdurre i playoff, per i quali mi batto, senza fortuna, da almeno trent'anni. Il problema che preoccupa di più è che molto probabilmente il prossimo campionato sarà ancora meno interessante e meno equilibrato di quello che sta andando tristemente in archivio. Si è gridato allo scandalo perché Sky ha già sottoscritto contratti pluriennali con le tre squadre di maggior richiamo ma non credo si possa impedire ad un'azienda privata di difendere i propri interessi. Il vero scandalo, a mio avviso, è che ci sia una legge del 1999, sostenuta se non proprio proposta dall'attuale presidente della Roma Franco Sensi, che stabilisce come i diritti TV debbano essere soggettivi. Purtroppo non c'è nessuno nei Palazzi che contano (CONI, Federcalcio, Lega) che si rende conto o comunque fa qualcosa perché quella legge venga cambiata. I diritti TV rappresentano l'unico settore sul quale si può agire per attenuare le differenze che sul piano economico e demografico ci saranno sempre. Come ho scritto e ripetuto fino alla noia nello sport professionistico i ricchi, se non sono stupidi o incapaci, vincono sempre ed è quello che puntualmente si è quasi sempre verificato nella storia del nostro calcio. Le eccezioni sono state poche ed hanno sempre determinato conseguenze disastrose per chi si è permesso di alterare il sistema. Basta guardare a quello che è successo al Bologna, alla Fiorentina, al Verona, al Cagliari, al Napoli ed alla Sampdoria, che sono le sole squadre che hanno vinto lo scudetto fuori dal triangolo Milano-Torino-Roma in tutta la storia del girone unico. Tra l'altro Roma meriterebbe un discorso a parte perché è difficile non mettere in relazioni le grosse difficoltà nelle quali si dibattono oggi la Roma e la Lazio con la volontà di questi club di diventare finalmente competitivi dopo molte stagioni sfortunate. La Lazio ha patito undici campionati di serie B, la Roma invece ha mancato una sola volta la serie A (1951-52) ma ha conquistato solo tre scudetti, pochi per le ambizioni della città e per il sostegno del pubblico, che non è mai mancato. CONI, Federcalcio e Lega non possono chiamarsi fuori. Sono loro che dovrebbero preoccuparsi che l'evento sportivo più importante del paese, il campionato di calcio, diventi un prodotto migliore il che può avvenire solo in una direzione, quella dell'equilibrio.

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