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Un filo di speranza legato all'idolo di Trigoria

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Forse l'eventuale blitz lascerebbe ancora strafavorito Carlo Ancelotti, con tre punti-scudetto da gestire fra Reggio Calabria (trasferta pericolosa) e l'epilogo casalingo (abbastanza facile) davanti agli spensierati bresciani. Ma fatte salve pure le previsioni più pazze, i giallorossi vantano comunque il merito di rendere meno agevole (sofferto?) l'avvicinamento milanista al diciassettesimo titolo tricolore. Lo chiarisce soprattutto Francesco Totti, eversore dell'Empoli sul neutro palermitano, mentre il panchinaro Tomasson butta via proprio all'ultimo respiro la realizzazione liberatoria che tranquillizzerebbe Galliani. Sì, l'asso di Porta Metronia, ventesimo gol stagionale e novantottesimo centro in carriera, pare annunciare un duello sontuoso dove presto tremeranno quanti escludevano spiacevoli imprevisti. I raffronti aggiornati rimpolpano le esili speranze di Capello: la Roma vola e il Milan rumina football improduttivo, anche quando viene ricomposto un tardivo attacco bilama (fuori Seedorf) per punire l'Udinese o non indispettire, oltre misura, i berlusconiani veri. Certo, nella domenica del tottismo sfrenato, solo Kakà canta e porta la croce, solo questo ventiduenne brasiliano tenta vanamente di riprodurre qualcosa che rammenti levaporato splendore dei fuggitivi. Il resto è buio pesto, cioè prevedibilità mescolata a stanchezza psicofisica, dopo i tanti record frantumati nella galoppata-2.004 di conquista. Vuoi mettere lo spendido uno-due firmato dal Fenomeno di Trigoria, cui Carew aggiunge la stoccata conclusiva prima d'incappare nella severissima espulsione? Racalbuto esagera; anzi, toglie una soluzione offensiva all'organico del sospirato «miracolo a Milano», senza provocare vittimismi. Perché la Roma preferisce i comportamenti educati. Perché questo suo campionato resterà, in ogni caso, memorabile, nonostante i guai societari che ora stanno spingendo l'accoppiata Samuel-Emerson a cercare fortuna altrove. Calma, aspettiamo i totali, come pretende Capello. Intanto il secondo posto è sicuro dopo la quaterna leccese nella vigna juventina, mortificata quaranta volte. Più complicato il triplice assalto alla quarta poltrona, causa laziali sempre incapaci di valorizzare la loro superiorità. Traverse e sprechi. L'interista Zaccheroni ringrazia.

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