Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

di LUCA COLANTONI ORMAI sembra abbastanza chiaro che per aggiudicarsi il titolo finale ...

default_image

  • a
  • a
  • a

Il tutto inserito in un bel minestrone dove si mescolano interessi calcistici, lotte di potere e tante chiacchiere su argomenti vari a cominciare dagli arbitri, passando per bilanci, stipendi e pagamenti vari. Il patron della Roma Franco Sensi, in questi casi difficilmente si tira indietro, lui è la classica figura del presidente-tifoso e proprio per questo passionale e battagliero. Questi lati del carattere del numero uno di Trigoria sono emersi in una intervista concessa al programma «Io e Monna Lisa» per un ritratto di una persona che ha voglia di restare in sella alla sua società, all'occorrenza utilizzando anche lo scudo e la spada. E la discesa in campo anche questa volta è importante e diretta a destinatari ben precisi. «Fino a quando esisteranno club anomali come Milan e Juventus, fatti di gente anomala, questa situazione nel calcio non cambierà. La metà dei club italiani, pagano i giocatori al 50%, promettendogli poi di più e in questo modo non pagano l'Irpef». Logica una spiegazione. «Noi alla Roma abbiamo soltanto tre mesi di ritardo in questo tipo di pagamenti e tre mesi fanno ridere. Sicuramente sistemeremo il bilancio». E per domani è prevista una riunione del CdA con all'ordine del giorno questioni di natura finanziaria, dall'illustrazione della ricapitalizzazione, fino al pagamento degli ultimi arretrati ai giocatori. In sospeso ci sono gli emolumenti di maggio e giugno, pendenze che verranno risolte, fanno sapere da Trigoria, entro la fine del mese. Nell'ultimo periodo, la società giallorossa ha avuto alterne vicissitudini sul fronte finanziario. Sensi, stavolta, non ha peli sulla lingua e senza troppi giri di parole spiega come sono andate realmente le cose. «In un certo periodo sono stato male - ha detto il patron - e tanta gente ne ha approfittato per fare i propri affari». Nessun nome, ovviamente, ma la denuncia è chiara per una situazione che se non poteva essere evitata, magari poteva, in qualche maniera, essere arginata. «In quei momenti sono riusciti a farmi aggravare la situazione finanziaria e questo proprio non doveva succedere». E la conseguenza è stata quella di produrre degli sforzi ulteriori per evitare un pericoloso tracollo. «Tutto quello che sto facendo, ora, per potenziare la squadra è per far del bene alla Roma e lo farò fino a quando potrò farlo a tenere la società. Poi farò un comunicato, chiamerò gli amici e lascerò». La Roma è prima in classifica e ha voglia di rimanerci ed il numero uno si coccola il suo gioiello. «In ogni caso abbiamo una grande squadra, sostanzialmente giovane che è la più forte d'Italia». Poche volte il presidente giallorosso si lascia andare a commenti sui singoli, per Cassano fa una eccezione visto che spesso più che il talento del giocatore, è stato sottolineato qualche lato del suo carattere. «È solo un ragazzo, lasciatelo stare, bisogna prenderlo così com'è». La chiusura è per la gente, i tifosi della Roma che non mancano mai di testimoniare il proprio amore per quella maglia. «Sono due-tre anni che avverto un grande affetto da parte della gente: le persone che ti vogliono bene te lo dimostrano con tante feste (l'ultima, quella della Polizia Municipale)e tanti altri gesti».

Dai blog