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Il mastino Gattuso il vero pilastro

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In rarissime occasioni si è concesso il lusso di far convivere i suoi fantasisti di più limpido talento, Rui Costa e Kakà. Il portoghese, che ha sicuramente la statura del fuoriclasse, avverte più degli altri la precarierà della sua presenza, le sostituzioni che sembrava avere dimenticato dopo il congedo da Claudio Ranieri. Non riesce a segnare neanche sotto tortura, così che per risolvere il problema del gol Ancelotti preferisce affidarsi ai lampi di Kakà, per ora altamente produttivi. Pirlo è divenuto il punto di riferimento costante, deve perfezionare la capacità di vanificare le frequenti marcature personalizzate che gli avversari gli dedicano. Serginho spaventa per le progressioni sulla sinistra, ma non convince del tutto il tecnico, propenso a privilegiare la disponibilità di spostamento di Seedorf, finalmente disciplinato. Ma il reale pilastro è un Gattuso (nella foto) affinatosi in maniera impensabile senza aver dovuto rinunciare alle sue prerogative di grande interditore. Un centrocampo di spessore notevole, forse con qualcosa da invidiare alla Roma sul piano della continuità.

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