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di MASSIMO CICCOGNANI DEFERITI per doping intenzionale.

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Il procuratore Verde non ha ritenuto valide le tesi della difesa e ha chiesto il massimo della pena, senza tenere conto di una eventuale assunzione involontaria. Entro la fine dell'anno toccherà alla Disciplinare pronunciarsi sui casi Blasi e Kallon, prima di approdare in Appello. È chiaro che non tocca a noi stabilire se Blasi e Kallon sono innocenti o colpevoli. Ma un dubbio però sorge spontaneo. Con quale criterio sono stati giudicati i due atleti? A gennaio cambia il regolamento che sarà uniformato al codice Wada (Agenzia Mondiale Antidoping), nel quale le varie federazioni potranno squalificare un loro tesserato per un massimo di due anni, cosa che non piace al presidente della Fifa Blatter nè tanto meno al nostro Carraro. Da qui la prima stortura della pesantissima richiesta del procuratore Verde, visto che in sede di condanna non si potrà non tener conto di questi dati che sono riconducibili al recente passato, quello che dall'ottobre 2000 all'ottobnre 2001 ha visto protagonisti Bucchi e Monaco (Perugia), Da Rold (Pescara), Sacchetti e Caccia (Piacenza), Fernando Couto e Stam (Lazio), Gillet Bari), Davids (Juventus), Torrisi (Parma), Guardiola (Brescia). Sia chiaro, il doping esiste e sarebbe da sciocchi nasconderlo, ma non è chiaro quali sono i prodotti incriminati. Lo stesso Giovanni Verde, non ha illustrato i motivi che lo hanno indotto a chiedere per Blasi e Kallon una pena così severa. Probabilmente, non avendo creduto alla buona fede dei due calciatori, ha usato il pugno di ferro senza concedere attenuanti. Che potrebbero anche non esserci, ma nel qual caso, è giusto conoscere quali sostanze hanno preso i due tesserati di Parma e Inter. Il doping è il nemico giurato del nuovo secolo, ma sparare nel mucchio non serve. La stessa associazione calciatori è in allarme. I giocatori vivono nel terrore di essere sorteggiati, fare pipì e una settimana dopo scoprire di essere positivi. Condannare senza andare alla radice non serve. Se si vuole rendere un servizio prezioso al mondo dello sport, è necessario scoprire perché si diventa positivi all'antidoping. Troppo semplice accusare e condannare. Serve chiarezza, serve una tavola conoscitiva dei prodotti a rischio, cercando a fondo le responsabilità che non debbono ricadere soltanto sull'atleta che alla fine è l'unico a pagare. Per questo i calciatori sono in fermento. Vogliono sapere tutto del nemico e come combatterlo. Oggi è toccato a Blasi e Kallon, domani potrebbe finire sul banco degli imputati qualche grosso nome del nostro calcio, perché il nandrolone è in agguanto e potrebbe colpire chiunque. Senza saperlo. Questo chiediamo. Chiarezza e soprattutto che ci dicano i motivi di come di finisce positivi. Perché se il problema lo conosci, lo eviti. Cosa che non hanno potuto fare Blasi e Kallon, vittime di un qualcosa che nessuno conosce, neppure chi fermamente ha chiesto quattro anni. Adesso tocca alla Disciplinare pronunciarsi, tenendo conto del nuovo regolamento che entrerà in vigore a gennaio. Saranno quattro mesi di squalifica, tali da poter consentire a Blasi e Kallon di tornare in campo a metà gennaio, una pena ridotta come è stato per gli altri 11 casi che li hanno preceduti, esclusi Bucchi e Monaco appiedati per 8 mesi dalla caf dopo che la Disciplinare li aveva condannati a 1 anno e 4 mesi. Ma per fare giustizia, Blasi e Kallon andrebbero assolti. In fondo, il corpo del reato, non è stato ancora trovato.

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