Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

di GIANFRANCO GIUBILO PASSATA la settimana azzurra, malamente avviate e decorosamente concluse, ...

default_image

  • a
  • a
  • a

Una parentesi anomala: imposta, lo ricordiamo, dallo spazio che poteva essere riservato ai ben più rognosi spareggi per la qualificazione europea. In qualche modo bisognava riempirlo, questo vuoto: benissimo per l'«amichevole di Ancona con la Romania, nobilitata dalla dedica alla tragedia dei nostri Fratelli in Iraq, incomprensibile la scelta di Varsavia per l'altro appuntamento, in considerazione delle condizioni climatiche e delle caratteristiche di avversari da troppo tempo votati ormai alla presenza fisica più che alla tecnica. In fin dei conti, il commento che meglio sintetizza questo duplice impegno, ma soprattutto lo scontro con i polacchi, è quello di Alessandro Nesta, che a suo tempo aveva pagato a carissimo prezzo la dedizione alla maglia azzurra. La cosa più importante, ha detto Nesta, è che nessuno si sia fatto male: parole che illustrano a sufficienza quale fosse lo stato d'animo dei nostri bravi ragazzi. Certo nessuno di loro pensa di firmare un gettone di presenza in azzurro indulgendo alla superficialità o all'impegno relativo, ma è anche vero che, se non hai le motivazioni autentiche, nessuno è in grado di dartele. E tanto vale a spiegare, anche se non a giustificare, la figuraccia di Varsavia, in parte addolcita dall'esordio di Cassano, in gol con sigla d'autore. Molto diversi, ed era prevedibile, toni e contenuti della seconda amichevole. Si giocava in casa, con clima accettabile e, soprattutto, la pur rimaneggiatissima Italia aveva di fronte una squadra alla quale piace far gioco e che, almeno negli impegni non ufficiali, rispetta il pubblico e i rivali di turno. Le difficoltà, una Romania spesso elegante e mai ringhiosa, ce le ha proposte fino a quando il Trap non ha modificato l'assetto della fascia destra, dove Zambrotta e Oddo erano preoccupati di aiutarsi a vicenda, fino ad elidersi. Un doppio capolavoro di Totti e Di Vaio, una prodezza del redivivo Abbiati, quanto bastava per far festa e rendere felici, oltre al tecnico, anche protagonisti inattesi come Damiano Tommasi, premio alla fedeltà, o come l'esordiente Castellini, trentenne. Conferma per Cassano, anche se la solerte stampa del Nord ammonisce, con quale autorità?, a non dimenticare le gerarchie, cioè Di Vaio. Una sola nota falsa: perché Trap deve chiedere scusa a Lippi per l'impiego a tempo pieno di Zambrotta? In passato era accaduto a tanti romanisti, di giocare novanta minuti. Parole di scusa, mai sentite.

Dai blog