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NEL parterre nobile dell'Olimpico molti vip hanno gli occhi rossi, e stavolta non c'è stato bisogno di ...

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Scuote la testa sconsolato lo sceneggiatore Enrico Vanzina: «Io sono un innamorato del calcio, ma stanno facendo di tutto per ucciderlo. Affaristi, maneggioni, squali che lucrano sulla purezza di questo sport. Se anche le tifoserie inveleniscono il clima con scaramucce insulse e cori da trivio allora non c'è più speranza". Gli fa eco Carlo Verdone, qui a sperare di godersi il derby dopo la fine delle riprese di «L'amore è eterno finché dura», sugli schermi a metà febbraio: «Speriamo che le due squadre si comportino in modo più responsabile di certi ultrà. Roma-Lazio deve essere sempre una festa per la città, è come un film che rinnova di volta in volta la sua sceneggiatura, e il lieto fine è d'obbligo». Lino Banfi si affaccia in tribuna prima del fischio d'inizio con malcelato ottimismo: «Sento che potremmo vincere 3 a 1. Ieri ho parlato con Cassano, era euforico per la convocazione in Nazionale. Mi ha promesso che se stasera dovesse segnare guarderà quassù facendo una delle mie tipiche smorfie... magari scopriamo che oltre al suo talento di campione ha anche un futuro da attore...». Altèra nella sua bellezza sontuosa, passa la carabiniera Manuela Arcuri, più star che spettatrice: «Sono qui perché ogni derby è un'emozione che si rinnova. Non potevo mancare». E liquida con un'occhiata folgorante il cronista che insinua che più spesso, di recente, abbia frequentato San Siro. Un «tradimento» che vanificherà la sua candidatura a prossima first lady giallorossa: difficile spodestare nei cuori della Sud Sabrinona Ferilli, puntualmente al suo posto anche stavolta, insidiata semmai dalla verve con cui Paola Saluzzi sventola lo sciarpone durante l'inno vendittiano. Inevitabilmente più taciturna, poco più in là, Anna Falchi, che chiede soccorso con gli occhi alla Nord per i fischi ricevuti dagli altri tre quarti dello stadio. Nella zona ospitalità della Mazda, un altro laziale eccellente, il comico Enrico Brignano, sorseggia un caffè, e scruta i molti «nemici» lì intorno (tra questi, l'attor giovane Silvio Muccino, il cantante Niccolò Fabi, il regista Alessandro D'Alatri e persino uno sconsolato Chivu che ripete a testa bassa: «Quanto mi dispiace non essere in campo stasera»). Brignano sa di essere un infiltrato, mostra la pancia e prova a sdrammatizzare: «Tiro la corda del mio zainetto e lascerò esplodere qui mille coriandoli biancocelesti. I possibili uomini derby? Totti e Montella». Quando si dice la scaramanzia. Ste. Man.

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