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Una pesante eredità per chi resta

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Per il salvatore biancoceleste non c'è più spazio in quella società che con grande acume ha traghettato lontano dalla bufera, scongiurandone il fallimento. Un grande lavoro, un progetto vincente, da grande manager qual é. Ma l'avventura romana è finita. Baraldi se ne va in silenzio, in punta di piedi, alla stessa maniera di come è arrivato. Senza fanfare, ma con dignità. La dignità di un uomo al quale la Lazio deve tantissimo, ma che non ha fatto nulla per trattenerlo. I grandi campioni si blindano, e a Baraldi la società doveva proporre un rinnovo da parecchio. Non l'ha mai fatto, segno che non avevano intenzione di trattenerlo. È vero che i manager non hanno bandiere, ma è anche vero che tra Luca Baraldi e il biancoceleste si era instaurato un feeling felicissimo. Ma non si può rimanere a dispetto dei santi. Per questo Baraldi dice addio. Motivi di famiglia che ci sono ed anche grandi. Comprendiamo lo stato d'animo dell'uomo e gli siamo vicino, ma dietro al suo addio c'è qualcosa di strano. Una presenza ingombrante, sembrerebbe, per qualcuno. La Lazio sta scomparendo. Baraldi, Gabriella Grassi, lo stesso prof. Campi messo in disparte. Baraldi lascia una pesante eredità. A chi non l'ha più voluto, il compito di non farlo rimpiangere.

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