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di RINO TOMMASI POICHÉ la storia non insegna nulla, Massimo Moratti ha licenziato Hector Cuper.

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Il licenziamento di Cuper mi suggerisce due amare considerazioni. La prima è che se Toldo non avesse commesso a Brescia il più grave errore della sua brillante carriera, questa sera Cuper sarebbe ancora sulla panchina dell'Inter nella sfida di San Siro contro la Roma. L'altra considerazione riguarda l'atteggiamento quasi unanime della critica calcistica che ha giudicato la decisione del presidente interista "necessaria" o, nella migliore delle ipotesi, "inevitabile". L'impressione è che la critica si sia purtroppo allineata in una logica che costituisce uno dei mali peggiori del nostro calcio, il cambio di allenatore. Nell'attuale situazione del nostro calcio l'obbligo delle cinque squadre di A 1, che sono le due milanesi, le due romane e la Juventus, è di essere competitive e Cuper lo ha rispettato così come lo avrebbe rispettato se gli avessero consentito di completare anche la stagione in corso. Ora l'Inter di Zaccheroni (ottimo allenatore, capace di vincere lo scudetto 98-99 con la squadra più debole, quel Milan, tra quelle che lo hanno conquistato negli ultimi vent'anni) può arrivare seconda ma può anche non conquistare la Champions. Sarei molto sorpreso, infatti, se riuscisse a vincere.Nella storia del campionato a girone unico, in 71 campionati ci sono stati 423 cambi di allenatore su un totale di 1321 partecipazioni con una percentuale del 32 per cento che vuol dire che un allenatore su tre corre il rischio di non concludere la stagione. L'anno scorso tra le cinque squadre che hanno sostituito il tecnico solo la Reggina si è salvata (dopo spareggio), le altre quattro sono retrocesse. Quest'anno, dopo sei giornate, siamo già a quattro sostituzioni: Guidolin che è stato cacciato prima ancora del via, poi è toccato a Menichini , a Cuper ed infine a Daniele Baldini . Temo che per Ancona ed Empoli non ci sia nulla da fare mentre il Bologna deve fare molta attenzione anche se Mazzone è abituato a navigare in acque difficili. Ovviamente il caso dell'Inter è diverso ma poiché l'obiettivo dichiarato di Moratti era lo scudetto, così come quello di Ancona, Empoli e Bologna era la salvezza, è almeno improbabile che il cambio di allenatore aiuti a raggiungerlo. Ma, come ho detto all'inizio, la storia non insegna nulla.

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