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L'Italia piange lacrime mondiali

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L'Italia del nuoto s'interroga dopo la deludente spedizione ai Mondiali di Barcellona. La «scorpacciata» di medaglie fatta alle Olimpiadi di Sydney aveva forse illuso, ma il solo bronzo portato a casa da Massimiliano Rosolino non può non preoccupare ad un anno di distanza dall'appuntamento olimpico di Atene. Nei Mondiali degli extraterrestri (Phelps su tutti) siamo tornati bruscamente sulla terra. I due argento conquistati dalla pallanuoto e la duplice impresa della Valli nel fondo rendono meno amaro il calice, ma i dubbi e le preoccupazioni restano. Soprattutto perchè, Rosolino a parte, tutte le nostre punte di diamante hanno miseramente fallito. Gli alibi per qualcuno non mancano, ma i flop di Boggiatto, Brembilla e Fioravanti non erano messi in preventivo alla vigilia. E allora ecco spuntare i dubbi e le incertezze, soprattutto se si pensa che le indicazioni che arrivano dal movimento femminile non inducono certo all'ottimismo. Non resta che rifugiarsi nelle poche certezze. Una di queste, dicevamo, è Rosolino, l'unico a poter sorridere. Il napoletano della Larus Roma non ha incantato, ma è l'unica medaglia a cui l'Italia può aggrapparsi. Un bronzo arrivato nei 200 misti che lo avevano laureato campione olimpico e del mondo, prima che arrivasse dall'America il fenomeno Michael Phelps. Rosolino è anche l'unico ad aver scelto di allenarsi in Australia: otto mesi, a cui ne aggiungerà ora altri dodici. «Io il mio dovere l'ho fatto, ho mantenuto la promessa, ora sono pronto per il salto di qualità. È stata una settimana dura, ma non credevo di fare di più. Ora tornerò in Australia, perchè otto mesi non bastano». Sul flop del resto della squadra non si sbilancia. «Non so come si siano allenati - continua - ma con questo non voglio dire che tutti debbano andare fuori. Io ho fatto così e ritengo che la strada sia quella giusta». Sarebbe però sbagliato meditare epurazioni all'interno dello staff tecnico azzurro. Il ct Castagnetti ha avuto il coraggio di ammettere le proprie responsabilità ed è giusto giudicarlo per quello che riuscirà a fare nella spedizione di Atene, attorno alla quale ruota tutta la preparazione di questi anni. Se i risultati saranno scadenti sarà giusto «metterlo alla berlina», ma prima di allora sarebbe quantomeno ingeneroso. I mezzi e le capacità ci sono e alle spalle c'è una base che promette bene. Un anno è poco per sperare nel germogliare di qualche giovane promettente, ma i timidi segnali che arrivano dal «vivaio» vanno comunque tenuti in considerazione. Discorso diverso, invece per Setterosa e Settebello. Le ragazze di Formiconi ci avevano abituato fin troppo bene, ma l'argento è comunque risultato di prestigio. Rimangono un pizzico di rammarico e la certezza che sulle azzurre si può sempre contare. Bene, anzi benissimo il Settebello, capace di rialzare la testa. Dall'avvilente settimo posto degli Europei al luccicante argento di Barcellona sembra trascorsa una vita. Invece è passato appena un mese. Segno che il tecnico De Crescenzo (criticato con troppa fretta dopo la disfatta di Lubiana) sta lavorando bene. La fase di ringiovanimento della nazionale inizia a dare ottimi frutti e non è eretico sperare che in Grecia potremmo presentarci al top. Infine la Valli. La fondista varesina è stata l'indiscussa protagonista azzurra a Barcellona. Ma il fondo non è disciplina olimpica e quindi per la Valli (purtroppo) Atene è solo la capitale della Grecia...

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