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Un'altra disfatta per Gibo Simoni Il trentino perde più di dieci minuti Tra gli azzurri bene Bettini e Garzelli Armstrong rimane secondo Oggi l'Alpe d'Huez

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Così Alessandro Petacchi, quattro tappe vinte nella prima settimana di Tour de France, si è ritrovato ieri a fare i conti con la sua condizione fisica approssimativa: «Non so nemmeno io come ho fatto a vincere quattro volte, nell'ultima occasione ero ultimo del gruppo a 15 chilometri dalla fine, essendo andato in difficoltà su una salitella». Assecondando la sua natura, Petacchi esagera a fare il disfattista: la potenza esplosiva che ha dimostrato in volata non si improvvisa, e senza un minimo di condizione non si può avere la lucidità per esprimerla. Ma la stanchezza dello spezzino è probabilmente più mentale che fisica. Così, al chilometro 52 della settima tappa, Petacchi ha messo il piede a terra, è sceso dalla bici malgrado il suo compagno Nicola Loda, sempre al suo fianco, continuasse ad incitarlo per provare a convincerlo ad andare avanti. Alessandro era andato in crisi sin dalle prime rampe della prima vera salita del Tour, il Col de Portes. Poche pedalate per capire che la benzina era del tutto finita. Giancarlo Ferretti, direttore sportivo della Fassa Bortolo, non ha preso affatto bene la resa del suo pupillo, e non ha nascosto la sua rabbia. Petacchi, da parte sua, ora spera solo di potersi un po' riposare prima di iniziare a pensare alla Vuelta, il suo prossimo obiettivo stagionale. Ma Petacchi non è l'unica nota stonata della giornata italiana al Tour: la seconda viene nientemeno che da Gilberto Simoni, affondato proprio quando avrebbe dovuto emergere con forza, sulle montagne. Il Col de la Ramaz, penultima asperità di giornata, ha visto il trentino perdere le ruote dei migliori e scivolare, lentamente, costantemente, inesorabilmente all'indietro. Con Botero, Casero e altri comprimari l'uomo rosa del Giro ha perso 10'20" dal vincitore di tappa, Richard Virenque, e può definitivamente salutare il sogno di contrastare Armstrong lungo la strada per Parigi: 9'23" di ritardo dal texano sono una distanza incolmabile (visto e considerato che Lance ha anche due crono a disposizione). Il Tour ha da ieri un protagonista inaspettato: Richard Virenque, corridore in passato piuttosto odioso che ogni tanto, nel corso della sua carriera, ha imbroccato delle giornate memorabili, in cui è riuscito a piazzare delle maxifughe, belle e un po' fini a se stesse (i suoi sforzi avevano prodotto fino a ieri solo un giorno in maglia gialla, nel '92). Stavolta le cose sono andate diversamente, e il suo attacco gli ha portato un vantaggio tangibile, visibile in classifica. La cronaca: al primo dei 230 km della tappa Paolo Bettini ha allungato. Insieme a lui Poilvet, Aldag e Clain. Quest'ultimo si è staccato sul Portes, mentre da dietro Virenque (insieme a Manzano, successivamente ritirato per un colpo di sole) partiva per un inseguimento che avrebbe coronato intorno al km 90. In 4 (Bettini, Aldag, Poilvet e Virenque) hanno portato il vantaggio a oltre 9' (approfittando anche di un passaggio a livello chiuso trovato dal gruppo), Bettini ha tirato tanto per il compagno Virenque e poi, all'inizio del Col de la Ramaz, si è improvvisamente spento, con Poilvet. Richard ha staccato Aldag a metà salita, mentre in gruppo Simoni viveva la sua Waterloo, Vinokourov e Mayo provavano ad attaccare, gli Us Postal esercitavano un ferreo controllo. Nel tripudio generale Virenque aumentava il vantaggio su Aldag e andava a vincere, mentre Garzelli regolava il gruppo nella volata per il quinto posto. Bene anche Basso, Caucchioli e Trentin, coi migliori. Speriamo di rivederli tutti oggi, nell'ottava tappa, arrivo all'Alpe d'Huez dopo 219 chilometri nei quali il gruppo passerà anche su Telegraphe e Galibier.

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