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Doping, le prime confessioni

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Alcuni ex calciatori di serie A avrebbero ammesso l'uso di sostanze proibite

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Il fascicolo processuale, aperto per omicidio colposo, è quello sul morbo di Lou Gehrig (il nome scientifico è Sla, sclerosi laterale amiotrofica dei neuroni motori), una malattia che distrugge l'apparato muscolare e che finora, secondo quanto hanno accertato a Palazzo di Giustizia, ha colpito 50 volte. I decessi sono 15, e l'ultima segnalazione è arrivata a Torino ieri, da una città della Lombardia: la vittima è un ex calciatore professionista. Il pubblico ministero Raffaele Guariniello sta cercando di capire se vi è un nesso fra la Sla e l'assunzione di medicinali, e nelle ultime settimane ha fatto interrogare dagli ispettori della Procura una serie di vecchi compagni di squadra di calciatori (come Luca Signorini) uccisi dal morbo. Da alcuni di loro, a sorpresa, sono arrivate delle vere e proprie «confessioni». Gli ex atleti hanno messo a verbale di aver preso prodotti ormonali vietati, o di essersi sottoposti a sedute di flebo di liquidi misteriosi; soprattutto, hanno detto che anche quei compagni malati o morti facevano altrettanto. «Ho deciso di parlare - ha spiegato uno di questi nuovi testimoni chiave - perchè sono turbato da quello che sta succedendo. È una questione di coscienza». È una novità. Tra i giocatori italiani affetti dal morbo di Lou Gehrig, oltre a Signorini, figurano Giorgio Rognoni, Guido Vincenzi, Armando Segato. Secondo quanto si apprende, nel fascicolo di indagine vi sono alcune squadre che ricorrono più di altre, come la Sampdoria e il Pisa. Anche alcune sostanze, vietate e non, sono ricorrenti. C'è il Voltaren, che venne citato da Signorini nel corso della sua audizione, e c'è la corteccia surrenale, di cui ha parlato Adriano Lombardi («lo prendevo nelle flebo») il 5 marzo scorso.

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