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TUTTO in una notte: questo lo slogan ad effetto che potrebbe riassumere quanto sia decisiva la serata ...

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Ma il condizionale è d'obbligo perché non è detto che sia sufficiente l'impresa di accedere ai quarti della più prestigiosa manifestazione continentale per fare chiarezza nel coacervo di problemi che opprimono la società giallorossa. Il primo nodo riguarda i rapporti fra Capello e Sensi, con quest'ultimo forse pentito di essersi legato al tecnico con un contratto fino a tutto il 2005 tanto oneroso, in totale oltre 4 milioni di euro netti, da avere dato la Roma in ostaggio al tecnico. Esonerarlo rappresenterebbe, infatti, un costo che il club, nella condizione finanziaria in cui si ritrova, non può sopportare. Va pure tenute presente, però, che per l'allenatore sarebbe pressoché impossibile ottenere un ingaggio altrettanto rilevante in qualsiasi altra società europea. Capello, alla vigilia della partita di Perugia, ha invocato l'acquisto di quattro campioni per rilanciare la Roma e Sensi, nel caso venisse superato il turno di Champions, con i 15 milioni di euro che ne deriverebbero, sarebbe pronto ad accontentarlo. Ma le richieste del tecnico, cui ha fatto seguito la vergognosa prestazione della squadra schierata a Perugia, hanno fortemente innervosito il patron. Una contrapposizione che non giova alla Roma di oggi, né, soprattutto, a quella di domani. Nuova proprietà I salotti calcistisi capitolini sostengono che l'eliminazione dalla Champions League farebbe prendere in considerazione a Sensi l'idea di cedere la Roma, il cui ultimo bilancio semestrale ha certificato un deficit preoccupante, oltre 63 milioni di euro. In città già circolano i nomi degli eventuali successori, dall'industriale farmaceutico Angelini all'imprenditore edile Toti, a Francesco Gaetano Caltagirone, fra l'altro proprietario del «Messaggero». Sullo scarso interesse all'operazione di quest'ultimo giurano, però, gli ambienti che gli sono vicini. Al contempo è noto che Caltagirone vedrebbe come il fumo negli occhi l'acquisizione della Roma da parte di Toti, suo acerrimo rivale nel settore delle costruzioni. Battaglia mediatica in vista? Violenza occultata Non accenna a diminuire la violenza da stadio, nonostante la nuova legge promulgata dal Parlamento. Ma ormai i giornali ritengono che le azioni criminali degli ultras non facciano più notizia, tanto da relegarle nelle «brevi», o peggio di non darne neppure cenno. Negli impianti, persino in tribuna d'onore, si respira poi un'atmosfera di maleducata intolleranza che viene accettata come normalità. Di questo passo le famiglie, la gente perbene, che sono la maggioranza, frequenteranno sempre meno le arene calcistiche, con enormi danni economici e d'immagine per l'intero sistema pallonaro. Del resto, il calcio italiano, con le sue poche virtù ed i suoi molti peccati, è lo specchio di una società civile che ha perso i suoi valori.

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