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Fabrizio Moro si confessa: ecco perché sono finito in analisi

Alice Antico
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Fabrizio Moro, intervistato dal “Corriere della Sera”, ha parlato della sua infanzia in periferia e del suo difficile rapporto con le abitazioni da quel momento. “Vivevo nelle case popolari di San Basilio, in un appartamento che era un loculo, di 25 metri quadrati”. Il cantante, tuttavia, ha però voluto sottolineare che non è stato un periodo totalmente brutto della sua vita, anzi: "Per me è, anzi, un punto di forza. Bisogna smettere di pensare che siano luoghi disastrati in cui crescere”. Certo, non è stato un percorso semplice, come Moro stesso ha testimoniato. “Gli artisti che arrivano dalla periferia si contano sulle dita di una mano. Io comunque ho avuto una bellissima infanzia. Vivevo in questo loculo di 25 metri quadrati e, in quel palazzetto, abitava tutta la mia famiglia che si era trasferita dalla Calabria. Sono cresciuto lì fino a 12 anni, con cugini e parenti. Quando ci trovavamo per Natale, Pasqua, o la domenica eravamo almeno in 15. Le difficoltà economiche c’erano. Ma ho sempre dato poca importanza ai soldi anche quando non ne avevo”, ha dichiarato l’artista.

 

 

Nonostante questo, Moro ha però confessato di avere attualmente ancora qualche problema con le case: "Per ’sta storia delle case sono finito in analisi. Ne ho cambiate quattro in sei anni. Vorrei restare ma ci sono cose che mi mandano in paranoia. A Formello ho scoperto che sopra il mio tetto volavano gli aerei per Fiumicino. Un’altra volta avevo un vicino strano che rompeva quando suonavo". Successivamente, riguardo il suo percorso di studi, Moro ha raccontato di non essersi mai diplomato. “Ho iniziato a lavorare dopo la terza media, d’estate, ho frequentato fino al quarto superiore. Ho lasciato, non sopportavo la scuola con le regole, gli orari, i compiti. Ho fatto di tutto. Il primo lavoro nell’officina di mio padre, poi in una serigrafia, in un cantiere dove mettevo le guaine sui tetti e cameriere all’Hotel Parco dei Principi. Qualsiasi difficoltà, stato d’animo o fisico lo attraverso con la sana rabbia e la frustrazione che mi sono rimaste dentro”.

 

 

Spazio, poi, al suo rapporto con altri artisti. Parlando della sua carriera e del suo percorso artistico, il cantante ha fatto riferimento ad un incontro che lo ha segnato nel profondo, quello con Renato Zero, che a settembre lo ha invitato sul palco del Circo Massimo: "Mi piace Renato. Ma quando abbiamo fatto le prove era pignolo, fermava l’orchestra ogni tre secondi. Ho sbroccato: 'Rega’ io la voce la butto un po’ lì'. Renato mi si è avventato contro: 'Non mi far sentire queste cose. Tu devi cantare'. Ho imparato più in quelle due ore di prove che in dieci anni di concerti". Il cantante ha raccontato anche del suo rapporto con Ultimo, noto artista italiano, che è stato lo stesso Moro a “scoprire", dandogli la possibilità, quando ancora non lo conosceva nessuno, di aprire il suo tour nei Palasport. "Era meglio se stavo fermo - ha commentato ironicamente l'artista - è diventato famoso come Michael Jackson. Gli dico: ‘ti invidio, in me hai un fratello maggiore che io non ho mai avuto'". Infine, durante l’intervista, Fabrizio Moro ha fatto un breve accenno a Ligabue: "Lo stimo, è uno tosto, ma incute un po’ di timore”…ed anche a Verdone: "Gli vojo bene. L’ho conosciuto a un concerto degli Stadio”, ha detto a proposito.

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