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Spielberg parla di West Side Story: "Storie così durano per sempre"

Giulia Bianconi
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«Questo è stato probabilmente il film più arduo della mia carriera. Prendere un capolavoro e rivisitarlo da un'altra prospettiva e con un'altra sensibilità, senza compromettere l'integrità di quella che è generalmente considerata la più grande partitura musicale mai scritta per il teatro, era piuttosto spaventoso. Ma sono convinto che le grandi storie debbano essere raccontate all'infinito, in parte anche per rispecchiare prospettive e periodi storici differenti».

Il quattro volte premio Oscar Steven Spielberg si è misurato con un classico di Broadway e del cinema come «West Side Story», una storia d’amore con le splendide musiche di Leonard Bernstein . Dal capolavoro del 1961 di Robert Wise sono passati sessant'anni (dal musical teatrale qualcuno in più), eppure questa storia «indipendentemente dai cambiamenti che avvengono nel mondo, ci offre lezioni universali. È una storia che cattura il pubblico da decenni, perché non è semplicemente una storia d'amore, ma anche un lavoro culturalmente significativo con una premessa centrale, ossia che l'amore può sconfiggere il pregiudizio e l'intolleranza».

 

 

 

 

 

 

Il nuovo adattamento cinematografico, nelle sale dal 23 dicembre distribuito da The Walt Disney Company Italia, racconta dei giovani Tony e Maria, ossia Ansel Elgort e Rachel Zegler, che si innamorano nonostante facciano parte di due bande rivali. Da una parte i bianchi Jets, dall’altra i portoricani Sharks, che cercano di dividersi il territorio. Impossibile, dunque, per loro accettare la relazione tra i due ragazzi. Dall'America Spielberg ha raccontato alla stampa internazionale, in un incontro al quale ha partecipato anche Il Tempo, come è nato il progetto scritto da Tony Kushner. «Il primo che ho coinvolto, quando ho deciso di acquisire i diritti per realizzare la nostra versione del film, è stato Stephen Sondheim (paroliere del musical, scomparso solo pochi giorni fa, ndr) - ha detto il regista 74enne - Ci siamo visti a New York insieme ai suoi cani. Ci eravamo già incontrati perché la mia compagnia aveva realizzato "Sweeney Todd" con Johnny Depp. Ci siamo rivisti alla Casa Bianca quando entrambi abbiamo ricevuto la Medaglia presidenziale alla Libertà, dove c’era anche Barbra Streisand. Ogni volta che ci vedevamo volevo dirgli che avevo questa voglia disperata di realizzare il mio "West Side Story", ma mi mancavano le parole. Poi ho trovato finalmente il coraggio e Stephen ha sposato il progetto, dando il suo massimo contributo nella parte musicale e vocale con gli artisti. È stato un onore lavorare con lui». Nel realizzare il film, Spielberg ha provato le stesse sensazioni di quando girò «E.T.-L'extraterrestre». «Ai tempi non avevo ancora avuto figli e mi sono sentito un padre per tutti quei ragazzi - ha detto - È accaduto una seconda volta con "West Side Story", mi sono sentito di far parte di una famiglia». Se nel corso delle riprese è stato attento a ogni dettaglio, durante le prove si è lasciato andare: «Mi sono messo a ballare e cantare, stonando, con tutto il cast», ha rivelato con il sorriso. E come non credergli, vista la potenza di quei brani, dalla travolgente «America» alla più romantica «Tonight».

Anche per un mostro sacro della Nuova Hollywood, che ha regalato tanti capolavori ai suoi spettatori, realizzare un classico come questo poteva essere rischioso. Ma dall'America, dove il film uscirà il 10 dicembre, sono arrivate già le prime ovazioni. «Mi sono continuamente giustificato con me stesso per aver voluto affrontare un'opera considerata quasi sacra - ha detto Spielberg - Tutte le persone coinvolte, però, si sono avvicinate a questo progetto con incredibile amore e rispetto, quasi venerazione, nei confronti dello spettacolo e dei suoi leggendari creatori».

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