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Fondo di solidarietà, la rivoluzione dei Comuni

Circa 60 Comuni italiani si sono opposti per via giudiziaria al riparto 2019 del Fondo di Solidarietà. I Comuni sono in allarme per le pressanti conseguenze dei parametri di applicazione del federalismo fiscale, che rischia di aggravarsi in prospettiva del regionalismo differenziato. E' stata messa in atto una graduale riduzione dell'azione di perequazione, con sempre minore possibilità per gli enti locali dei territori più deboli di ottenere le risorse necessarie a garantire i servizi indispensabili: da qui la decisione di impugnare il Fondo di Solidarietà 2019. Ecco perché è partita la “rivoluzione” dei Comuni contro il Ministro dell'Interno che, con la sua singolare interpretazione della legge finanziaria, sostanzialmente: ha bloccato la progressione prevista dalla legge verso il sistema perequativo. La legge prevedeva infatti che nel 2019 la quota ripartita secondo il criterio perequativo passasse dal 45% del 2018 al 60% del 2019. Ha congelato anche per il 2019 la quota al 45%. Ciò è stato un regalo ai Comuni più ricchi ed a quelli che storicamente hanno avuto più risorse pubbliche a prescindere dalle loro esigenze (prevalentemente ai Comuni del Nord). È stato, invece, un danno per chi storicamente ha avuto meno risorse e ha comunque un fabbisogno da fronteggiare non garantito da copertura finanziaria; con propria nota del 17.01.2019, ha confermato per tutti i Comuni gli identici importi assegnati al 2018, malgrado i fabbisogni del 2019 fossero diversi. Ancora una volta hanno guadagnato coloro che hanno meno esigenze da soddisfare (e prendono la stessa cifra) e hanno perso coloro che hanno avuto un incremento di esigenze da soddisfare (e prendono parimenti la stessa cifra). Nella necessità di reperire risorse per le novità del nuovo corso, il Governo ha pensato bene di attingere dal fondo dei Comuni decurtandolo di oltre 500 milioni di euro. La cosa più sconcertante è che tale decurtazione non risulta espressamente stabilita anche per il 2019 da una norma di legge ma è frutto di una discutibile interpretazione della legge finanziaria fatta dal Ministro dell'Interno con la nota del 17.01.2019. Si arriva al paradosso, quindi, che sono i Comuni a dover finanziare lo Stato. Dunque, in palese violazione del dettato costituzionale, si tolgono soldi indispensabili per assicurare i livelli minimi di assistenza ai soggetti più deboli (bambini, disabili, ecc. ), per finanziare politiche governative quantomeno discutibili e certo non garantite dalla Costituzione (reddito di cittadinanza, flat tax, ecc.).

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