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Coronavirus, la verità dell'Aifa sul vaccino anti-Covid

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"Almeno un paio d'anni per il vaccino". Sono questi i tempi per il primo farmaco anti-Covid

Silvia Sfregola
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La prima medicina è la prevenzione, a maggior ragione contro il coronavirus, rispettando le misure di distanziamento sociale. "Non bisogna mollare, bisogna restare a casa per almeno 2-3 settimane", rimarca Nicola Magrini, direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco. Anche perchè "il processo per la scoperta di un farmaco e la sua validazione è lungo; di solito, se il farmaco è nuovo, è di almeno un paio d'anni". Sono questi i tempi per il primo farmaco anti-Covid, nato nel laboratorio dello scienziato americano Ralph Baric, di cui è cominciata la sperimentazione. La scorsa settimana si è parlato invece del nuovo monoclonale scoperto da un gruppo di olandesi: loro non inizieranno la sperimentazione sull'uomo prima di un anno e i dati definitivi non ci saranno prima di 24-28 mesi. Sono poi in corso sperimentazioni di farmaci già noti, che da qualche giorno hanno visto trattare diverse centinaia di pazienti con "risultati promettenti, vedremo di confermarli nell'arco di tre settimane", spiega Magrini, che ha anche annunciato che a breve verrà liberata la possibilità per i medici di famiglia di prescrivere farmaci anti Aids. "Però su alcuni farmaci serve cautela, ad esempio per gli antimalarici come la clorochina, hanno anche alcuni rischi non piccoli e la loro prescrizione di massa va considerata con cautela".     L'Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma, punto di riferimento nazionale per le malattie infettive, e la Fondazione Toscana Life Sciences di Siena hanno avviato un innovativo progetto congiunto di ricerca, finalizzato allo sviluppo di anticorpi monoclonali umani in risposta all'infezione da Sars-CoV-2, che consiste nell'isolare dal sangue di pazienti convalescenti o guariti da infezioni batteriche o virali le cellule B, produttrici di tali anticorpi, clonarli, inserirli in opportuni sistemi cellulari e testarli. L'obiettivo è usarli a scopo di profilassi e terapeutico e come esca per lo sviluppo di vaccini. Dagli Stati Uniti alla Cina, passando per l'Europa e il nostro Paesi, sono numerosi gli studi in corso.     Da Seth Berkley, direttore esecutivo di Gavi-The Vaccine Alliance, partnership internazionale di soggetti pubblici e privati, è arrivato un appello, pubblicato dalla prestigiosa rivista Science, per un impegno comune a livello planetario. "Con almeno 44 vaccini in fase iniziale di sviluppo, quali risultati possiamo aspettarci? Il primo vaccino a tagliare il traguardo sarà il più sicuro ed efficace? O saranno i vaccini meglio finanziati a diventare disponibili per la prima volta, o forse quelli che usano le tecnologie per i vaccini con il minor numero di ostacoli regolamentari? La risposta potrebbe essere un vaccino che spunta tutte queste caselle. Se vogliamo massimizzare le possibilità di successo, tuttavia, e avere dosi sufficienti per porre fine alla pandemia da Covid-19, gli attuali sforzi frammentari non saranno sufficienti. Se mai ci fosse un caso di sforzo coordinato globale per lo sviluppo di un vaccino usando un approccio di 'Big science', lo è questo ora", afferma Berkley, che cita come esempi di cooperazione su larga scala il Progetto Manhattan durante la Seconda guerra mondiale o il Cern di Ginevra. Anche il G20 ha lanciato la richiesta per un'iniziativa globale, a cui ha risposto l'Ue. "L'Europa è pronta a istituire un evento di raccolta fondi online per assicurare fondi adeguati allo sviluppo e distribuzione di un vaccino contro il Covid-19", hanno annunciato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.

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