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Largo Argentina, cantieri e degrado senza fine nell'Area Sacra

Valentina Conti
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Operai al lavoro al di là dei teloni squarciati. Alle 11.30, sulle panchine malandate nella via sovrastante gli scavi, sono ospiti solo clochard. Il degrado è un pugno allo stomaco, qui e nelle strade limitrofe. Largo Argentina è ancora area di cantiere, nonostante la promessa della conclusione dei lavori per fine febbraio. Dopo anni di disagi, residenti ed esercenti aspettavano che si materializzasse il nuovo restyling. E invece continua l’attesa. «Manca il coordinamento sull’intera area tra i lavori nell’area archeologica, di competenza della Sovrintendenza capitolina, Comune di Roma e Municipio. A parte il ritardo sui lavori, via San Nicola de’ Cesarini è un disastro – fa notare Marco Lepre, commerciante storico, tante battaglie all’attivo a tutela della tradizione e bellezza del sito simbolo dell’antica Roma, già presidente dell’Associazione Argentina-Arenula ha un fondo stradale distrutto, le panchine sono rotte o non ci sono, difettano i pali della luce, i senza dimora sono ovunque.

Inoltre – chiosa l’imprenditore - Largo Argentina non viene più servita dalla fermata del tram 8, e il sindaco Raggi ha anche eliminato la fermata della metro. Chiediamo, pertanto, alla nuova consiliatura di rivedere questa decisione, alla luce dell’importanza archeologica e storica dell’area, della sua prossima apertura e della sua centralità al crocevia di direttrici fondamentali del centro della Capitale (Pantheon, Tempio ebraico, Piazza Venezia, San Pietro)». Parla a nome degli esercenti rimasti, Lepre: «Ci appelliamo al sindaco Gualtieri sulla mancanza di progettazione e coordinamento», dice.
«Per un’opera così imponente come l’Area Sacra messa a nuovo, la cui apertura al pubblico è stata finanziata dalla Maison Bulgari, è necessaria l’attenzione tutt’intorno», si accoda Viviana Piccirilli Di Capua, coordinatore responsabile dell’associazione abitanti centro storico, che evidenzia: «Il progetto sembra non includa l’illuminazione dell’area. Quei buchi sui teli che circondano il cantiere sono memoria dei vandalismi. Servirebbe riposizionare i paletti con le catenelle dove c’è la Torre, e nel vecchio passaggio pedonale sotterraneo si potrebbero realizzare servizi igienici pubblici. Il centro non è un prodotto business, ed è importante ascoltare i suggerimenti di chi lo vive».

 

Per Carlo Gennari, residente da 72 anni in zona «non ci sono controlli, i clochard fanno i bisogni pure tra le auto nelle vie dietro». Un livello di «degrado e insicurezza scandaloso sbotta David Mimun, titolare della storica merceria - su Largo Ginnasi bisogna fare l’equilibrista per non calpestare lo schifo in terra. Segnaliamo, ma non si risolve. Ho clienti che rinunciano a venire a negozio». Sottolinea invece come «nonostante le rassicurazioni sui lavori che dovevano finire entro febbraio, nulla sia accaduto» il presidente della Commissione Trasparenza in I Municipio, Stefano Tozzi (FdI).

Contattata da Il Tempo, la Sovrintendenza capitolina ai Beni culturali rende noto che «l’apertura dell'area è prevista peril mese di maggio» spiegando che «il lieve slittamento del termine della conclusione dei lavori è dovuto al ritardo nella fornitura dell’impianto elevatore e alle lavorazioni di dettaglio per portarlo a completamento». Sull’illuminazione, invece, si precisa che «come da progetto, per la quota archeologica è stata realizzata l'illuminazione di tutta la passerella (con segnapassi) e degli espositori nella galleria espositiva; e sulla quota superiore è stato illuminato il portico della Torre del Papito». Mentre, sull’incuria, il I Municipio fa sapere che «si tratta di una situazione provvisoria, determinata dall'allargamento del cantiere nell'Area Sacra sulla sede strada. A lavori conclusi, sarà ripristinato il decoro». Aggiungendo: «A cantieri ultimati, riteniamo che l’intera area andrebbe ripensata, avviando un dialogo con la Sovrintendenza».

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