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Morta di meningite a Roma, al vaglio le telecamere di quattro ospedali

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Augusto Parboni
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È entrata e uscita da quattro ospedali. Ogni volta Valeria Fioravanti è stata dimessa dai Pronto soccorso. Ogni volta con una diagnosi differente. Anche se continuava ad avere forti dolori alla testa e alla spalla. Fino a quando, dopo 11 giorni di agonia, è morta per meningite. Per capire se nei nosocomi romani, ai quali si è rivolta la ragazza di 27 anni, deceduta il 10 gennaio al Policlinico Gemelli, siano state o meno commesse negligenze o imperizie, gli inquirenti hanno deciso di allargare le indagini. L'intenzione della procura, infatti, non è solo quella di acquisire tutta la documentazione medica negli ospedali finiti nel mirino dopo la denuncia del padre di Valeria, ma anche tutti i video registrati dalle telecamere presenti negli stessi ospedali: Campus Biomedico, Casilino, San Giovanni e Gemelli.

Il pubblico ministero Margherita Pinto, titolare dell'inchiesta, ha infatti chiesto agli investigatori di acquisire le registrazioni degli impianti dei nosocomi: tra questi, anche quelle del Policlinico Casilino, dove, secondo quanto messo nero su bianco in un esposto dal genitore della vittima, Stefano Fioravanti, vigile del fuoco, operatori sanitari «hanno sostenuto che Valeria esagerasse e all'insistenza di mia moglie per una visita più approfondita, hanno minacciato di chiamare i carabinieri». Al centro delle indagini, dunque, anche l'esame dei video che si riferiscono proprio a queste dichiarazioni del papà di Valeria. Non solo. Il pm ha chiesto di raccogliere la documentazione video degli ospedali per poter paragonare gli orari di ingresso e di uscita della ragazza dai Pronto soccorso con la denuncia del papà. Ma non finisce qui l'attività investigativa.

La procura, infatti, vuole esaminare tutta l'attività degli operatori sanitari che hanno preso in cura la 27enne: sei sono stati gli accessi ai nosocomi della Capitale. Il lavoro degli inquirenti, comunque, va avanti in maniera parallela rispetto a quello degli avvocati che rappresentano la difesa della famiglia Fioravanti, i legali Leonardo Lener, Kevin Chiani e Andrea Thau. Effettuata l'autopsia sul cadavere di Valeria Fioravanti: la difesa della famiglia della 27enne ha deciso di poter partecipare agli accertamenti attraverso il medico legale Claudio Geracitano e l'infettivologa Annamaria Galanti. Gli investigatori, dopo aver raccolto la documentazione sanitaria e aver esaminato il materiale video dei sistemi di registrazione nei quattro ospedali, non è escluso che possano ascoltare testimoni come persone informate sui fatti.

Valeria Fioravanti, 27 anni, ha lasciato una bimba di 15 mesi. La procura ha ipotizzato il reato di omicidio colposo, per ora contro ignoti. Il dramma della ragazza e della sua famiglia è cominciata il giorno di Natale, quando «Valeria ha scoperto di avere un ascesso sotto l'ascella del braccio destro provocato probabilmente da un pelo incarnito», ha spiegato il padre Stefano Fioravanti in un esposto. Da quel momento in poi la ragazza è entrata e uscita da quattro ospedali: il primo è stato il Campus Biomedico, poi il Policlinico Casilino, l'ospedale San Giovanni e il Policlinico Gemelli, dove Valeria ha perso la vita. «Vogliamo la verità - ha dichiarato Stefano Fioravanti - non solo su come Valeria abbia contratto la malattia, ma vogliamo capire anche chi avrebbe dovuto riconoscere la malattia e, invece, l'ha mandata via».

Intanto il Policlinico Casilino e l'ospedale S. Giovanni hanno deciso di non rilasciare dichiarazioni sul caso. I 3 Pronto soccorso hanno comunque trasmesso la documentazione alla Regione Lazio, che ha avviato un audit sulla vicenda. Fissati intanto per martedì alle 11 i funerali della ragazza nella chiesa S.G. Bosco a Cinecittà. 

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