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I flop della giunta Zingaretti nel Lazio: tanti annunci, zero risultati. Curarsi resta impossibile

Antonio Sbraga
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Tutti i candidati alle prossime elezioni regionali del Lazio stanno dichiarando guerra alle liste d'attesa in «attesa» delle liste elettorali. Ma l'apertura delle ostilità, solo per restare agli ultimi lustri, risale quasi a 10 anni fa: da allora si sono contati almeno 6 annunci delle decisioni irrevocabili. «Abbiamo dichiarato guerra alle liste d'attesa», disse infatti l'allora neo-governatore Nicola Zingaretti il 18 settembre 2013 presentando il piano che «dal 1 gennaio 2014 porterà a una netta e drastica riduzione». Al suo fianco c'era l'allora coordinatore della cabina di regia della sanità laziale, Alessio D'Amato, che nel 2018 è stato poi nominato assessore. In queste due legislature, però, la storia è andata diversamente, con le file sempre più lunghe. Al punto che la Regione ha pure smesso di fare il «monitoraggio dei tempi d'attesa», che prima pubblicava settimanalmente: è rimasto bloccato dal 27 novembre scorso, data dell'ultimo aggiornamento. Però i dati dell'unico report disponibile, stilato il 14 dicembre dall'Asl Latina, indicano che si arriva fino a «343 giorni medi di attesa» per la prenotazione di una risonanza magnetica con priorità differibile (ma anche per la priorità «urgenza breve» c'è da aspettare più di 4 mesi: «130 giorni medi d'attesa»).

 

 

Anche perché ci sono poche strumentazioni: c'è ancora una delle 10 Asl, per esempio, a non disporre manco dell'apparecchiatura per effettuare la risonanza magnetica. È l'Asl Roma 5, con 5 ospedali e mezzo milione di residenti nel quadrante est della provincia. Due anni fa l'assessore D'Amato, rispondendo ad un'interrogazione, lamentò «le troppe lungaggini ministeriali per quanto riguarda la gestione dell'articolo 20», col quale era stato finanziato l'acquisto della risonanza magnetica per l'ospedale di Tivoli, che l'attende sin dal 2014. «Risolleciterò personalmente per iscritto, formalmente, gli uffici del Ministero, perché anch'io - assicurò D'Amato - ritengo che non ci siano motivi ulteriori per dilazionare i tempi». Ma nel marzo scorso il direttore generale dell'Asl, Giorgio Giulio Santonocito, in Consiglio regionale ha poi dovuto rassicurare che «l'iter per accedere ai finanziamenti del Ministero sta andando avanti, il macchinario dovrebbe arrivare entro la fine dell'anno». Però a ottobre l'Asl ha scritto di avvertire «la necessità cogente di un'unità di risonanza magnetica, già prevista». Ma i fondi ancora non sono stati elargiti. E la risonanza è tuttora «inesistente presso questa azienda, che attualmente effettua esami diagnostici in accreditamento con una cospicua spesa»: 4 milioni di euro l'anno per i rimborsi alle strutture private convenzionate che effettuano gli esami, anche ai degenti dei 5 ospedali, trasportati in ambulanza ogni qualvolta devono effettuare una risonanza.

 

 

Lo stesso andirivieni è inflitto ai degenti che devono effettuare una Pet, l'esame per la diagnosi precoce dei tumori. Per evitare «trasferimenti in altre strutture ospedaliere per l'esecuzione di tali indagini, con allungamento di degenza e dei tempi diagnostici» il San Giovanni-Addolorata nell'ottobre scorso ha scritto per avere «l'autorizzazione al finanziamento» dell'acquisto da parte della Regione. Nei cui ospedali operano soltanto 8 Pet-Tac (più 2 nei nosocomi privati accreditati: Gemelli e Campus Bio-Medico). Solo nel maggio scorso, invece, dopo ben 3 anni di richieste sulla «necessità improcrastinabile di dotare l'azienda San Camillo-Forlanini di un sistema Pet-Ct», la Regione ha annunciato il finanziamento di «3,1 milioni di euro per l'installazione della PET-CT». Ma ancora non arriva: la Regione nel 2021 ha «stabilito che il numero delle Pet da attivare, entro l'anno 2027, fosse pari ad 8. L'attivazione di tali apparecchiature consentirà la riduzione della mobilità passiva che vede il 29% di cittadini laziali che si sottopongono a Pet rivolgersi fuori Regione», soprattutto in Campania e Molise. Con conseguenti costi di 10 milioni di euro per il rimborso delle prestazioni rese dalle altre Regioni.

 

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