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Fidene, il racconto di chi ha bloccato il killer: "Mentre stava per spararmi..."

Martina Zanchi
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«Ciao nipote mio, penso alle persone che sono morte davanti a me e io che mi nascondo sotto altra gente. Non riesco a togliere dalla testa quelle immagini: lui che sparava e passava avanti, poi si è girato verso di noi e poteva fare fuoco. Siamo vivi per miracolo». Sono intrise di terrore le parole che una consorziata, testimone della strage di Colle Salario, ha scritto al nipote pochi minuti dopo la sparatoria. Ringrazia il destino perché lei e suo marito sono ancora vivi, nonostante si trovassero in quel momento nel bar dove altre tre donne hanno perso la vita, colpite da proiettili esplosi con una Glock.

Le vittime sono Sabina Sperandio, Elisabetta Silenzi e Nicoletta Golisano, tutte sarebbero coinvolte nella gestione burocratica e organizzativa del consorzio Valleverde. E così come la comunità di Ascrea, nel Reatino, è sconvolto il quartiere del quadrante nord-est della capitale, teatro della tragedia. Non hanno voglia di parlare gli inquilini della palazzina al civico 4 di via Servigliano, dove si trova la sede legale del consorzio. «Siamo sconvolti, traumatizzati», ribadisce più volte una residente. Il titolare del bar in cui era in corso la riunione finita in tragedia racconta che la presidente del consorzio, Bruna Marelli, vive proprio a Colle Salario. «Fa colazione qui molto spesso, i consorziati invece non li conosco-racconta il proprietario del locale - Ieri il bar era chiuso ma avevamo messo a disposizione la sala per la loro assemblea». Ed è sconvolta anche la politica locale, a partire dal presidente del Municipio III, Paolo Marchionne, che chiede più controlli «rispetto a chi detiene armi in casa». Dall'opposizione il capogruppo municipale di FdI Manuel Bartolomeo esprime da parte dei colleghi consiglieri «il più profondo cordoglio alle famiglie delle vittime di questo gesto di follia».

Sono decine le persone che hanno partecipato alla riunione di ieri mattina, e quello che è successo in pochissimi minuti, quando il killer ha fatto irruzione aprendo il fuoco, lo raccontano diversi testimoni. «È entrato nel gazebo e ha sparato immediatamente. Non c'è stato tempo per fare nulla». Ma uno dei presenti sarebbe riuscito ad approfittare di un momento di esitazione dell'omicida. Un consorziato, infatti, racconta di averlo bloccato fisicamente. «Ha esploso il primo colpo, poi il secondo proiettile uccidendo la seconda persona», ricostruisce l'uomo, un 67enne che è rimasto ferito di striscio. «Poi ne ha colpita un'altra».

L'omicida sparava come un ossesso «ma sono intervenuto per bloccarlo. Mi sono gettato addosso a lui e l'ho bloccato». Altri testimoni ricordano l'intervento del consorziato. «Gli si è gettato addosso e lo ha bloccato fino a immobilizzarlo a terra mentre sparava e si dimenava come un toro». Il presunto killer, il 57enne Claudio Campiti, è stato fermato dai carabinieri per omicidio e con il consorzio era in rotta da anni. «Minacciava perché non voleva pagare ed era stato già denunciato per questo -racconta Luciana Ciorba, vicepresidente di Valleverde - Ce l'aveva con tutti a cominciare dal consiglio d'amministrazione».

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