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Rifiuti, per il termovalorizzatore Ama spunta un terreno a metà prezzo

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Claudio Querques
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Ha saputo che l'Ama vorrebbe acquistare un terreno a Santa Palomba per costruirvi il nuovo termovalorizzatore. Ha letto che la municipalizzata romana vorrebbe pagarlo circa 7,5 milioni di euro più altri circa 300mila di commissioni al mediatore. Ha visto che l'estensione, 10 ettari, corrisponde all'incirca alla sua proprietà che è poco distante. Ha preso carta e penna e ha scritto alla società di via Calderon de la Barca: «Con la presente e visto l'utilizzo da Voi richiesto, considerata l'ubicazione non impattante ma logisticamente idonea, offro in vendita il mio terreno sito appunto in località Santa Palomba.Prezzo: 3,5 milioni». Meno della metà di quanto costerebbe l'altro terreno. Com' è possibile? Il mittente della lettera, indirizzata al Cda e protocollata dall'Ama lo scorso 27 ottobre, gestisce la società agricola Nifen di via Ardeatina; in calce ha aggiunto il suo numero di cellulare e il suo recapito telefonico restando a disposizione per eventuali perizie.

L'inceneritore è una necessità ormai inderogabile. Basterebbe percorrere proprio quel tratto di via Ardeatina, estrema periferia sud del Capitale, costellato di piccole discariche abusive, per rendersi conto dell'urgenza e del degrado. Soprire che proprio dinanzi al sito che il Cda di Ama avrebbe prescelto si è accumulato un quantitativo abnorme di immondizia indifferenziata: divani, carrelli, materassi, umido, rottami vari. Come se gli abitanti della zona avessero voluto portarsi avanti con il lavoro e anticipare l'arrivo del mega-impianto in grado di smaltire 600 tonnellate l'anno di rifiuti.

Premesso questo resta il «giallo» del prezzo. Com' è possibile tanta differenza tra il primo terreno e il secondo? Delle due l'una: o è stato supervalutato il terreno al km 23,600 dell'Ardeatina per il quale l'Ama ha già manifestato interesse o il secondo. Quattro milioni di differenza non sono pochi. «Siamo stati contatti dall'Ama a titolo conoscitivo un paio di giorni fa - spiega Federico Nicoletti, il proprietario dei terreni, situati nel Comune di Roma, al 20° km di via Ardeatina - siamo in una zona isolata ma ben collegata». E la destinazione agricola? «Non credo che una variante per il Comune sarebbe un problema - risponde il titolare dell'azienda che alleva bestiame e coltiva i campi a orzo e a bieta - sicuramente staranno ancora valutando l'offerta migliore».

La prima relazione «tecnica estimativa» sul sito di Santa Palomba risale a più di un anno e mezzo fa, quando di inceneritore ancora non si parlava. I cinghiali già prosperavano nutrendosi a piacimento nei cassonetti di Roma nord. La Regione Lazio considerava l'impianto altamente nocivo, veleno allo stato puro. Poi il dietrofront del sindaco Roberto Gualtieri, diventato nel frattempo commissario straordinario per il Giubileo 2025, ruolo che gli consentirà di bypassare la Pisana e attraversare il Rubicone. Un perito esaminò la documentazione, effettuò i sopralluoghi in via Ardeatina, al km 23.600; accertò lo stato dei luoghi; condusse le indagini conoscitive; fotografò il terreno, in parte agricolo e in parte industriale; acquisì le planimetria, e portò a termine il suo lavoro. Alla fine visti i prezzi di mercato calcolò il valore. Per quei 99mila mq, con ingresso carrabile in via Ardeatina, la cifra congrua da pagare, considerando la parte agricola e quella industriale, ad un valore medio di mercato pari a 45 euro/mq, ammonta a 7.462.275,00 euro. Non uno di meno, non uno di più.

Quelli che poi, 18 mesi dopo, una prestigiosa società di mediazione immobiliare con sede in Piazza Farnese, su incarico dell'Ama, stava per offrire ad un'altra società immobiliare gestita a Pomezia dalla proprietaria di quei terreni. Un rimpallo tra società immobiliari che aggiunge alla cifra di cui sopra un ulteriore 3%. La municipalizza guidata dal presidente Daniele Pace ha condotto con discrezione le trattative evitando finora qualsiasi commento. Nella relazione firmata dal direttore generale Maurizio Pucci, presidente della Commissione di valutazione, si è proceduto a verificare «la fattibilità dell'acquisto», fermo restando che, pur trattandosi in parte di area industriale, servirebbe comunque un'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) che costituisce a tutti gli effetti una variante urbanistica.

Nell'area, distante circa 3 km dall'altra, sono presenti vincoli di natura archeologica che richiederebbero ulteriori indagini della Sovrintendenza competente. Ma torniamo alla seconda proposta. Si riferisce, come si diceva, ad un'area agricola di 10 ettari, con ingresso su via Ardeatina 1998, «posizionata - scrive il titolare dell'azienda - in zona non residenziale e quindi distante dai nuclei abitativi, rispettando quindi tutti i parametri previsti dalla normativa vigente. Per tale sito - si legge nella proposta di vendita, la società si impegna altresì a cedere anche idonea area di accesso da via Ardeatina nel rispetto delle normative di natura logistica». Va da sé che in ogni caso andrebbero fatte le opportune verifiche (l'oste, come è noto, tende sempre a considerare buono il suo vino). Ma posto che - come diceva Bertolt Brecht - di tutte le cose sicure la più certa è il dubbio, forse i vertici dell'Ama farebbero bene a ponderare ogni mossa senza per questo allungare all'infinito i tempi. Già così, considerando tutti i passaggi, bando di gara, progettazione, fattibilità, si andrebbe ben oltre l'Anno Santo. Il primo cittadino capitolino si è impegnato a partire entro il 2023. E la sabbia nella clessidra continua a scendere velocemente.

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