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Roma, case popolari con l'allarme contro le occupazioni. Il Comune blinda gli alloggi

Martina Zanchi
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Le case popolari sgomberate verranno allarmate per proteggerle da nuove occupazioni. È la novità che arriva dalla commissione Patrimonio e Politiche abitative di Roma Capitale. L'idea è quella di replicare la soluzione già adottata da Ater, che ha dotato i propri immobili di dispositivi anti-intrusione e sistemi di telesorveglianza. «Gli uffici ci stanno lavorando, contiamo di concludere in tempi molto brevi. Ater ci dice che funziona», spiega il presidente della commissione, Yuri Trombetti.

Si partirà con una fase sperimentale che riguarderà tra le 80 e le 90 case del Comune che, nei prossimi mesi, si renderanno disponibili per le assegnazioni. In caso di tentativo di effrazione, l'allarme avviserà la polizia locale e la ditta di pronto intervento. L'operazione avrà un suo costo.

L'ultimo appalto dell'Ater di Roma per il triennio 2019-2022 è stato affidato per oltre 1,5 milioni di euro. Sempre sul fronte delle case popolari, oggi torna in Assemblea capitolina la contestata mozione sulle residenze agli occupanti abusivi. Un atto che porta la firma, tra gli altri, proprio del presidente della commissione e che nella sua prima veste è stato ritirato prima della prova del voto. «Su questa versione tutta la maggioranza è d'accordo», dice Trombetti. La nuova mozione conferma la volontà di far applicare la deroga al decreto Lupi - che prevede il divieto di residenza e allaccio ai pubblici servizi per chi occupa abusivamente - qualora siano presenti minori o «soggetti meritevoli di tutela», prima della loro ricollocazione.

Chi sia «meritevole», però, è un nodo ancora da sciogliere. «Non si tratta di una residenza per tutti, generalizzata. Con la mozione diamo un indirizzo, il sindaco sarà più preciso con la sua direttiva e i criteri saranno valutati insieme agli uffici», sottolinea Trombetti, secondo il quale comunque «il decreto Lupi va superato».

Ma è sugli stranieri che l'amministrazione Gualtieri potrebbe rischiare lo scontro coi movimenti, che oggi presidieranno il Campidoglio durante la votazione dell'atto. La residenza fittizia a Roma per i senza dimora in «via Modesta Valenti», infatti, non è valida per il rinnovo del permesso di soggiorno; per questo la prima mozione prevedeva l'iscrizione anagrafica anche per i «cittadini stranieri regolarmente soggiornanti», bastava che fossero «in condizione di vulnerabilità». La mozione rivista aggiunge una postilla: anche in questo caso dovranno essere rispettati i criteri di «meritevolezza» in corso di definizione. «Chi occupa abusivamente non ha diritti, e di certo non può avere la residenza - sbotta Federico Rocca, consigliere di Fdi, che contesta la mozione - Qualora ci siano situazioni sociali particolari, se ne deve fare carico l'amministrazione tramite gli strumenti già esistenti». 

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