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Roma, sgominata la banda di pusher a La Rustica: 14 arresti. Droga, estorsioni e torture, Carminati: "Quelli so' brutti forti"

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Anche il boss di Mafia Capitale Massimo Carminati parlava delle atrocità del gruppo di trafficanti di droga guidato da Daniele Colomosti, 43 anni, soprannominato "Gigante". "Quelli so' brutti forti compà" raccontava Carminati intercettato nel corso delle indagini di "Mondo di Mezzo". Questa mattina su disposizione della Dda di Roma, i carabinieri del comando provinciale della Capitale hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 14 persone. In 6 sono finiti in carcere e 8 agli arresti domiciliari. I reati contestati, a vario titolo, sono associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, cessione e detenzione ai fini di spaccio, tentato omicidio, lesioni, tortura, sequestro di persona, estorsione e incendio, nonché detenzione illegale e commercio di armi da sparo.

La banda di Colomosti sgominata dai carabinieri era "una strutturata e pericolosa organizzazione criminale, dedita al traffico di consistenti quantitativi di sostanze stupefacenti del tipo hashish, attiva nel quartiere La Rustica, area nord di Roma"

Il provvedimento cautelare si basa sulle indagini svolte nel 2018 e nel 2019 dal nucleo investigativo dei carabinieri, che hanno individuato una strutturata e pericolosa organizzazione criminale, dedita al traffico di consistenti quantitativi di sostanze stupefacenti del tipo hashish, attiva nel quartiere periferico de "La Rustica" di Roma. L’indagine è iniziata dalla sparatoria del 17 novembre 2017 nella quale un uomo è stato ferito da più colpi d’arma da fuoco alle gambe mentre si trovava alla Rustica.

Le indagini coordinate dalla Dda capitolina hanno permesso di risalire al colpevole, il pregiudicato Daniele Carlomosti e di risalire agli attriti che erano sorti tra quest’ultimo e il fratello Simone per la gestione delle attività illecite. Contrasti che sono sfociati in ulteriori atti intimidatori, come gambizzazioni, incendi, esplosione colpi d’arma da fuoco contro appartamenti e veicoli, e finanche nel tentato omicidio di Simone allorquando Daniele gli sparava contro, dal balcone della sua abitazione, più colpi d’arma da fuoco con una pistola calibro 7,65. L'agguato è fallito solo per un caso fortuito.

A capo dell'organizzazione c'era Daniele Carlomosti. Il boss, da quanto è emerso dalle indagini, per conquistare il controllo dello spaccio di droga ha messo in atto violenti atti intimidatori. Carlomosti faceva da tramite tra i fornitori del narcotico e gli acquirenti.

Tra le operazioni finite sotto la lente della Dda e dei carabinieri c'era l'acquisto di una partita da 1.000 chili di stupefacente di hashish dal Marocco da trasportare prima in Spagna e poi in Italia con un gommone. L'operazione non è andata a buon fine a causa dell’intervento della Polizia marocchina che è riuscita ad intercettare il carico al largo delle coste africane.

Al centro delle indagini è finito anche il sequestro di persona a scopo estorsivo e le torture subite da un debitore che non aveva saldato un prestito da 64.000 euro riconducibile ad una partita di stupefacenti non pagata. Il gruppo aveva portato la vittima all’interno di un appartamento rivestito con teli in plastica al fine di non lasciare tracce di sangue, legandola, spogliandola e costringendola a subire minacce di morte e gravi violenze fisiche per circa sei ore.

Nell'ambito delle indagini sono finite anche le estorsioni agli acquirenti della droga, accusati di non aver rispettato i pagamenti secondo le modalità pattuite. Nel mese di dicembre 2018, si verificava il pestaggio di un debitore che veniva costretto a consegnare due orologi di pregio, nonché a trasferire la titolarità di un veicolo di valore al fine di estinguere il debito.

A dominare sulla banda erano anche la zia e la moglie di Daniele Carlomosti. Quest’ultima si occupava principalmente di gestire problematiche logistiche come la custodia delle chiavi dei locali dove venivano stoccati gli ingenti quantitativi di droga prima di essere smistati.

A conferma della caratura criminale del Carlomosti, dal contenuto dell’ordinanza di custodia cautelare 'Mondo di Mezzo', emergeva il rapporto esistente proprio tra il predetto e il noto Massimo Carminati. Quest’ultimo, in una circostanza, riferendosi al sodalizio gestito da carlomosti, riferiva ad un interlocutore la frase: “quelli so' brutti forti compà”.

Nel corso delle investigazioni svolte dai carabinieri si è proceduto all’arresto in flagranza di reato di 7 persone per spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti, con il conseguente sequestro di complessivi 11,400 chili di hashish.

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