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Il caro gasolio lascia a secco l'Atac: stangata da 100 milioni per il carburante

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Pier Paolo Filippi
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C'è il caro carburanti tra i primi problemi affrontati dal nuovo direttore generale di Atac Alberto Zorzan. L'aumento del costo delle materie prime e la guerra in Ucraina hanno fatto salire i prezzi alle stelle costringendo l'azienda di trasporto a rivedere i parametri delle forniture per limitare al massimo i danni. Basta pensare che il costo del gasolio per l'Atac è più che raddoppiato. Basta pensare che nell'ultimo bando, chiuso settembre dello scorso anno, la fornitura semestrale di 19.500.000 litri di gasolio era stata messa a gara per 24,8 milioni di euro tutto compreso (spese per oneri per la sicurezza e per l'opzione di proroga per 30 giorni), ovvero 1,27 euro al litro. Ben diverse le cifre per la prossima fornitura, per la quale Zorzan lo scorso 30 marzo ha firmato il provvedimento di aggiudicazione della gara. Il costo effettivo del gasolio infatti, sempre compresi oneri per la sicurezza e opzione per la proroga, passa da 1,27 a circa tre euro al litro. Trai motivi, si legge nel provvedimento firmato da Zorzan, «in particolare la recente guerra in Ucraina che ha determinato un'importante variazione dei costi di acquisto del gasolio». Sono numeri, quelli della nuova fornitura, che proiettati su tutto il 2022 «disegnano» una vera e propria stangata per l'azienda di trasporto capitolina che per un anno di gasolio (39.000.000 di litri) spenderà circa 117 milioni a fronte dei meno di 50 milioni del 2021, con un aumento dunque di quasi 70 milioni di euro. E si parla solo di gasolio, senza contare l'aumento di spese per metano ed energia elettrica. La speranza è che i prezzi possano raffreddarsi nei mesi a venire, ed è per questo che Atac ha provveduto a ridurre la durata degli appalti da 6 a 2 mesi.

 

 

Ma come si è arrivati a tre euro al litro? Innanzitutto il costo del gasolio ai fini della determinazione del valore massimo dell'appalto, che accise comprese schizza per Atac a 2 euro al litro. Poi si è registrato un sensibile aumento della voce di costo legata all'opzione di proroga dei contratti per 30 giorni, passata da 3,5 a 7 milioni. Infine, Atac ha dovuto riconoscere alle aziende un aggio maggiore sul quale presentare i ribassi di offerta, derogando anche al massimale del 15% di variazione stabilito in precedenza. Questo perché già nei mesi scorsi i fornitori avevano segnalato ad Atac che sarebbero state impossibilitate a partecipare a bandi di gara alle condizioni precedenti. Si tratta di capire ora come «tappare» la voragine che si apre nei conti dell'azienda di trasporto, peraltro sottoposta alla rigida procedura di concordato con il tribunale fallimentare. L'aumento del costo del biglietto è escluso, anche perché poi, in caso di riduzione dei costi del carburante poi andrebbe di nuovo calmierato, operazione difficile da spiegare ai cittadini. Sarà necessaria quindi con ogni probabilità una variazione di bilancio, un assestamento dei conti che prima della fine del 2022 terrà conto dei maggiori esborsi che Atac dovrà sostenere per continuare a erogare il servizio.

 

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