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Roma, i ristoranti chiudono ma l'abuso è servito

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Damiana Verucci
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Dopo la corsa ad accaparrarsi lo spazio esterno ai locali per tentare di sopravvivere al coronavirus, approfittando della maggiore concessione di suolo pubblico data dal Governo, alcuni esercenti non ce l'hanno fatta lo stesso, hanno abbassato la saracinesca e abbandonato la pedana, che ora giace vuota in attesa di una difficile e complessa rimozione. Una grana non indifferente per il I Municipio, che sta ricevendo sempre più segnalazioni dai cittadini e altri commercianti che denunciano proprio spazi esterni ormai abbandonati.

Un numero preciso di dehors inutilizzati al momento ancora non c'è. «Stiamo facendo il censimento- fa sapere l'assessore al commercio del mini parlamentino, Jacopo Scatà - ma il problema esiste e dobbiamo affrontarlo prima che il numero di pedane abbandonate cresca ulteriormente». Sarà forse inevitabile, dicono dalle associazioni di categoria, perché gennaio è stato un mese orribile per gli esercizi di somministrazione che in qualche caso hanno registrato incassi pari a -50% rispetto allo stesso periodo pre Covid. Secondo Fiepet Confesercenti i locali a Roma che hanno definitivamente chiuso per colpa della pandemia sono oltre 150, locati soprattutto in centro. Ed è proprio nel cuore di Roma, conferma l'assessore Scatà, che il problema dei dehors abbandonati si fa sentire maggiormente. «Abbiamo ad esempio il caso di un ristorante sito in Passeggiata Ripetta, un altro a piazza Emporio, un altro ancora in via Marmorata. Si tratta di pedane anche importanti che giacciono inutilizzate e che vanno rimosse, ma solo dopo attenta valutazione».

In pratica una volta arrivata agli organi competenti, polizia municipale o uffici stessi del Municipio di appartenenza, la segnalazione di un locale chiuso da qualche giorno e di una pedana inutilizzata, i vigili vanno sul posto, verificano quanto segnalato e poi partono le procedure per scoprire se il locale è chiuso in via temporanea o definitiva. Perché il più delle volte l'esercente non comunica, come dovrebbe, l'avvenuta chiusura definitiva. E solo in questo caso scattano le procedure di rimozione della pedana, che a quel punto diventa formalmente abusiva e dunque va rimossa. «Da quando però riceviamo la segnalazione a quando possiamo procedere trascorre non poco tempo - continua l'assessore e se questo pensiamo che vale per decine e decine di pedane abbandonate ci rendiamo conto della problematica. Tuttavia è nostra intenzione affrontarla rapidamente perché spesso quei posti sono destinati a parcheggi o marciapiedi che è giusto liberare in modo che possano tornare ad essere fruibili».

Insomma, si vuole evitare quello che è successo, ad esempio, in strade come via Veneto, dove dehors abbandonati di fronte a ristoranti chiusi sono rimasti lì per anni. Lo stato di emergenza, poi, insieme alla proroga delle maggiori concessioni del suolo pubblico per la somministrazione, terminerà il prossimo 31 marzo. A quel punto pedane e spazi esterni dovranno tornare a pagamento, sempre che il Comune deciderà di lasciarle lì dove sono, fatto alquanto improbabile almeno per tutte.
(foto Pasquale Carbone \ Conterbo Press)

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