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A scuola con plaid e piumini, tutti in classe con le coperte

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Grazia Maria Coletti
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A scuola con le coperte addosso come i terremotati. Non è solo un post come la vignetta da ironia amara con lo studente che si copre la testa con il plaid che gira sulle chat di scuola e che pubblichiamo qui accanto. Classi decimate dal Covid. E i reduci a lezione in presenza si attrezzano come possono per sfuggire al virus. Come? In mancanza degli agognati impianti di aereazione, col vecchio metodo delle finestre spalancate: l’aria gelida dei giorni della merla che entra da fuori per rarefare il famigerato aerosol su cui viaggia il virus emesso coi respiri di eventuali ignari positivi asintomatici. E per scaldarsi spuntano un po’ ovunque le coperte portate da casa e tenute sulle ginocchia da adolescenti che assomigliano ai loro bisnonni.

Autorizzati a scaldarsi così anche da circolari scolastiche. È quello che ha fatto la preside dell’Istituto Luigi Einaudi, Diana Guerani, con un documento leggibile sul sito della scuola, in cui «consiglia di venire a scuola muniti di indumenti pesanti e di coperte per affrontare le attuali condizioni meteorologiche». La motivazione: «È indispensabile per un corretto ricambio d’aria mantenere sempre aperte tutte le finestre delle aule e degli spazi comuni» spiega la dirigente che si rivolge così a famiglie e studenti nell’ultimo paragrafo di un vademecum sulle norme di comportamento, poco più di un "galateo" del buon senso, in mancanza d’altro, per il contrasto all’incremento dei contagi da variante Omicron Covid 19, che va dall’uso di mascherine Ffp2 da tenere addosso anche all’aperto, ovviamente a carico degli studenti e delle famiglie, in attesa delle forniture del Governo, all’uso dei bagni. Le coperte sono ormai di casa nelle scuole, che un po’ terremotate, a dire il vero, lo erano anche prima del Covid considerando la vetustà degli edifici. «Alla Stefanelli i pochi studenti presenti, 214 alunni assenti, di cui 60 tra positivi e quarantene, sono autorizzati a tenere berretti di lana e piumini e li invitiamo a mettere la calzamaglia come sugli sci» racconta il preside FlavioDi Silvestre. Si aspettano invece di dover accendere i «dehors» i genitori del liceo Avogadro nel quartiere Coppedè, dove potrebbero essere installati i gazebo all’aperto per consumare i pasti. Ed è bufera sui fondi delle misure anti Covid. «Considerando una spesa media di mille euro per un depuratore d’aria per aula, moltiplicata per 60-70 locali, ci si è giocati la dotazione di 60mila euro, senza un cent per la manutenzione.

 

 

 

 

 

E poi non ci sarebbero nemmeno i watt per tenerli accesi...» fa i conti in tasca Mario Rusconi, presidente dei presidi romani e vice Anp Lazio, replicando allo spauracchio rilanciato da un sito-web che vorrebbe il Ministero pronto a inviare i suoi controllori su come e perché non sarebbero stati acquistati gli aereatori.
 

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