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Guido Bertolaso in campo per la corsa a sindaco di Roma. Ma non c'è l'intesa e la Meloni tace

Susanna Novelli
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Il via libera definitivo al rinvio delle elezioni amministrative da giugno a ottobre (in un periodo compreso tra il 15 settembre e il 15 ottobre), torna ad infiammare il dibattito dentro e fuori i partiti. Una novità importante si è registrata ieri in casa del centrodestra. Non tanto per l'«abbocco» di Carlo Calenda, candidato a sindaco con il suo partito «Azione», che rivolgendosi a Guido Bertolaso lo invita a ragionare su un progetto condiviso, quanto per le parole stesse dell'ex capo della protezione civile. A differenza dei giorni prima, in cui l'ipotesi di una sua discesa in campo per la guida della Capitale era stata sempre respinta al mittente, senza troppi «se» e con nessun «ma», ieri parlando a una trasmissione televisiva, Bertolaso sembra aver corretto il tiro e assunto un tono decisamente diverso. «Un domani Guido Bertolaso sindaco per i romani sarebbe un incubo. Vi dovete mettere in testa questo aspetto: io non sono una persona facile, io non sono uno che è propenso alla mediazione e al compromesso e ci sarebbe tolleranza zero», ha detto ora il responsabile della campagna vaccinale in Lombardia che proprio un paio di giorni fa avrebbe annunciato il suo "addio" a breve al governatore Fontana.

 

 

E va un po' oltre, Bertolaso, delineando un "ipotetico" programma per Roma: «Farei una rivoluzione, con il centro storico chiuso alle auto normali e alle auto blu, un termovalorizzatore per bruciare i rifiuti, idrogeno verde per far circolare i mezzi di trasporto pubblico senza più far circolare i privati, autovelox lungo l'Olimpica, lungo la Cristoforo Colombo e l'Ostiense. Un delirio di interventi: ganasce per chi parcheggia in seconda e terza fila. Ci sarebbe tolleranza zero». Si tratterebbe, precisa, «di un programma irrealizzabile, che mi metterebbe contro tutto e contro tutti. Meglio che mi dedico alla mia nipotina». In riferimento ai suoi 71 anni, Bertolaso ha poi aggiunto: «Fare il sindaco di Roma oggi significa ogni giorno giocare una finale di Champions League, correndo anche il rischio di perderla, cosa che per me sarebbe assolutamente inaccettabile, anche se - ha assicurato - il fisico al momento regge».

 

 

Uno spiraglio aperto insomma, quello di Bertolaso che Lega e Fi vorrebbero subito in campo per la sfida al Campidoglio, (auspicio ribadito anche ieri da Matteo Salvini e Antonio Tajani). A decidere tuttavia sarà probabilmente Giorgia Meloni, forte anche dei sondaggi che danno Fdi secondo partito, dietro solo (e di poco) al Pd. Un nodo complesso che sfida un centrodestra che proprio nella Capitale ha dato, nelle scorse amministrative che hanno consegnato il Campidoglio ai Cinquestelle di Virginia Raggi, la peggior prova di sé. E se sbagliare è umano, perseverare è diabolico.

 

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