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Voglia di Centro con Draghi e Conte. E a Roma Forza Italia guarda a Calenda e Renzi

M.G. Zelle
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Sotto il cappello del Governo Draghi, si alimentano le speranze dei centristi. Quel mitologico spazio fra destra e sinistra che fu della Dc, fino a ieri giudicato morto dai più, che vedevano un mondo diviso fra sovranisti e populisti, adesso fa gola a tutti. Solo che come un magma, nessuno riesce a capire ancora che forma dovrebbe avere. Forza Italia, dopo la breve sbronza sovranista, si muove in ordine sparso. A partire dal suo leader, Silvio Berlusconi, che continua a intrattenere fitti rapporti con Giuseppe Conte. «Si, si sentono, è vero. Silvio sta a guardare: in fondo Giuseppi gli è sempre piaciuto e se fonderà un suo partito o cambierà davvero pelle al Movimento Cinque Stelle, perché non pensare a un progetto centrista con lui?» racconta un forzista della prima ora. Una fantasia dell'orrore, immaginare Paola Taverna al fianco di Silvio Berlusconi, che forse si spiega con più facilità guardando al sogno quirinalizio del Cavaliere.

 

 

Eppure la rivelazione non deve sorprendere: ai tempi della crisi del Governo Conte II, si raccontava che Gianni Letta, mentre dialogava con Matteo Renzi, mantenesse rapporti più che cordiali con Palazzo Chigi, sognando Draghi ma anche tentando la strada dell'ingresso di Forza Italia nel mai nato Conte ter. Elio Vito, ex Ministro e berlusconiano della prima ora, sta invece combattendo una sua personale battaglia, sì, ma per costruire le basi della geografia politica che verrà: «Forza Italia deve entrare nel campo riformista, con Renzi, Bentivogli, Azione e Più Europa. Roma potrebbe essere un laboratorio, con il sostegno di Forza Italia a Calenda. E poi, in un futuro, dialogare con il Pd di Letta, perché no. La nostra storia non è sovranista». E visto che la discesa in campo di Carlo Calenda vedrà verosimilmente l'appoggio di una lista unica, senza simboli di partito, in cui confluiranno i candidati renziani, quelli di Azione ed esponenti della società civile, l'accordo potrebbe farsi più semplice del previsto. «Forza Italia dovrebbe essere della partita, sarebbe la sua collocazione naturale», commenta il renziano Luciano Nobili. Anche per Francesco Giro, senatore forzista vicinissimo ad Antonio Tajani e a Matteo Salvini, tanto da avere la doppia tessera di Forza Italia e Lega, qualora fosse Bertolaso il candidato del centrodestra, non sarebbe così fantasioso immaginare un tandem con Calenda, magari al ballottaggio. Uno scenario che piace a Italia Viva, tanto più che, all'inizio della pandemia, era stato proprio Matteo Renzi a proporre l'ex numero 1 della Protezione civile come commissario all'emergenza, ruolo poi assegnato a Domenico Arcuri.

 

 

Per la Lega poi, nulla quaestio, se si considera che i voti moderati stanno da tempo iniziando ad interessare anche a Matteo Salvini. Diviso fra il duello con Giorgia Meloni e i consigli di Giorgetti, fra Mario Draghi in Italia e Marine Le Pen in Europa, lancia segnali ai centristi. A partire dalla battaglia liberale per le riaperture, combattuta da Giorgetti e Bonetti in consiglio dei ministri, al Ddl Zan, che, qualora fosse modificato in modo soddisfacente, potrebbe vedere addirittura l'astensione del Carroccio. La polemica esplosa in merito in Senato lo scorso mercoledì, infatti, verteva proprio sulle modifiche al disegno di legge. Il Pd accusava Italia Viva di rallentame l'iter, mentre Davide Faraone, capogruppo renziano, chiedeva che la legge fosse il più largamente condivisa. Da chi, se non dal centrodestra? Intanto, a nord qualcos'altro si muove: Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, avrebbe una pattuglia di parlamentari pronti a seguirlo. Da Renzi a Calenda, da Brunetta a Bentivogli, chiama e incontra tutti i protagonisti dell'universo riformista. Adesso, non manca che una formula magica per unirlo.

 

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